Gradi...Evoluzione

07.01.2013 15:49

Evoluzione dei gradi dell' Esercito

06.01.2013 16:04

Il confine fra le diverse categorie gerarchiche delle Forze Armate, non era il medesimo tre o quattrocento anni fa. Infatti, non era difficile che un "Sergente Maggiore Generale", fosse di grado superiore ad un colonnello.
Riforme successive assegnarono un significato ed un compito ai diversi gradi che man mano si venivano creando con la crescita ed il complicarsi delle armi, dei corpi e delle tecniche di combattimento. Laddove un tempo per guidare un reparto era stato sufficiente un solo ufficiale, cominciava ad essere necessario per svolgere lo stesso compito, un insieme di ufficiali, sottufficiali e graduati.
Si pone fra il XVII° ed il XVIII° secolo la codificazione della catena gerarchica, alla quale anche quella italiana di oggi fa riferimento.
Essendo poi tale catena storicamente figlia del Piemonte, forti sono gli influssi francesi, dovuti alla presenza nelle fila savoiarde di reggimenti di svizzeri francofoni, oltre a tutta la nobiltà piemontese, base dell'ufficialità, che per qualche secolo, fu di sicura cultura transalpina.
Definita nel 1568 come "qualsiasi organico di forza militare", la parola "truppa" arriva dal francese troupe, dove assume significato militare verso la fine del 1400. Dal francone "thorp", villaggio, insieme di persone, branco, venne ripresa dal latino con "troppus", gregge. Appare la prima volta nella Lex Augustea del 717-719 d.c.. Il termine "graduato" invece giunge dal latino "Gradu", scalino, di cui graduato è il participio passato del verbo graduare. Identifica generalmente gli appartenenti alla catena gerarchica.
SOLDATO: Dopo il legiorario romano, combattente di fanteria, il grado più basso della gerarchia è diventato “soldato”. Parola di etimologia semplice, si può facilmente ricondurre ad "assoldato" cioè al soldo di qualcuno. Già nel 1300 con tale termine si indica la paga di un mercenario. Il termine, inizialmente è spregiativa e più corretta sarebbe la dizione "milite", cioè colui che milita, che si addestra, che si batte per una causa e non per mero denaro.
A sua volta "milite" potrebbe avere radice in "mille", tanti erano i componenti delle prime unità tattiche romane dette "millenne" dei tempi della monarchia (753-510 a.c.).
Soldato dunque identifica il grado gerarchico del militare semplice. Termini come fante o geniere invece identificano il militare di un'arma specifica.


CAPORALE: comparso nella gerarchia dell'esercito piemontese verso la metà del XVI° secolo anche se come voce è già citata nel 1348. Intorno all'anno mille in Corsica, italiana, erano chiamati "Caporali" una sorta di tribuni della plebe.
Dal latino corpus corporis e dai suoi derivati "corporale" nel senso di "incorporare", "arruolare". Da tale accezione il compito di "arruolatore" di giovani disposti a intraprendere la carriera militare. In inglese il grado è tutt'oggi "Corporal" di assoluta derivazione latina.
Da questo grado furono estrapolati sia il "caporal maggiore" ancora in vigore, che il "sottocaporale" nel 1834, trasformato nel 1854 in "appuntato".
Dal 1995, il grado di caporale e caporal maggiore è previsto per i soli militari di leva o in ferma volontaria prefissata; mentre i graduati in servizio permanente, hanno i seguenti gradi: 1° caporalmaggiore, caporalmaggiore capo, caporalmaggiore scelto, caporalmaggiore capo scelto.
SOTTUFFICIALI:
Il termine che indica la categoria gerarchicamente inferiore agli ufficiali deve il suo nome alla traduzione del francese "sous officier" del 1791. In precedenza la categoria era indicata dalla parola "bas officier", bassi ufficiali, in uso fintanto che non fu ritenuta offensiva. In effetti la spiegazione più semplice del termine, pur partendo dalla medesima radice di ufficiale, opus facere, caratterizzava i compiti assegnati ai sottufficiali, ritenuti "bassi". Non tanto perchè tali compiti fossero umili, ma poichè "bassi" nella catena gerarchica. Si ritenne quindi di migliorare l'identificazione della categoria prendendone a riferimento la posizione gerarchica piuttosto che i compiti e le mansioni assegnate.
SERGENTE:Il termine è ricondotto a significati diversi. Sergente era nel medioevo il coordinatore del gruppo di paggi e scudieri che seguivano un signore. Di qui il legame con capo, signore di molte persone, molta gente. Altra ricerca lo collega al participio presente del verbo servire che in latino è serviente, colui che serve. Nel periodo cavalleresco sergenti erano i valletti dei cavalieri.
Un'altra ricerca scompone il termine in serra gente, incarico degli uomini d'ala negli schieramenti di fanteria che dovevano impedire lo sbandamento delle fila sotto l'urto nemico.
Intorno al 1200 in Italia, sergente era chiamato il fante semplice.
Sergente fu l'ufficiale subalterno delle milizie italiane risorgimentali.
Nel vecchio Piemonte (XVI° secolo) si ebbero sergenti che erano ufficiali subalterni, sergenti maggiori comandanti di battaglione ed i sergenti di battaglia con il sergente maggiore generale nel ruolo di ufficiali generali.
Per almeno due secoli e mezzo, la posizione gerarchica fluttua dai massimi vertici della gerarchia del sergente maggiore generale dei tempi di Emanuele Filiberto, per identificarsi, almeno in Italia nel XVIII° secolo, come grado appartenente alla categoria dei sottufficiali.
Affiancato dal 1814 dal sergente maggiore, resta dal XIX° secolo legato al livello ordinativo del comandante di squadra. Intreccia la sua storia al grado di furiere, sergente furiere seguito da furiere maggiore nel 1841. Il sergente maggiore tornerà nel 1903 con l'apparizione del grado di maresciallo e assorbirà in parte i furieri ed i furieri maggiori. Da quel momento il grado è rimasto immutato salvo essere considerato il sergente come grado apice dei graduati di
truppa ed il sergente maggiore come primo gradino dei sottufficiali.
Dal 1995 i sergenti costituiscono un ruolo a parte che con il ruolo dei marescialli formano la categoria dei sottufficiali. Le posizioni contemplate nel ruolo sono tre, il sergente, il sergente maggiore ed il sergente maggiore capo.
MARESCIALLO: Il termine è presente fin dal 1427 nella lingua e nei documenti italiani. Discende dal francese "marechal", grado militare e dignitario dello stato creato in Francia nel 1185, assegnato anche al responsabile delle scuderie reali. Ottenuto dall'unione di due parole arabe e cioè "marah" e "skalk", cavallo e servo. Servo del cavallo dunque, incarico importante ed umile insieme: il maniscalco, altra parola che lega bene con maresciallo, ha infatti la grande responsabilità della ferratura del cavallo di un signore o dei cavalli di uno squadrone. Da qui la duplice valenza del termine maresciallo come grado o qualifica di vertice della gerarchia oppure grado dei sottufficiali della cavalleria "corrispondente al sergente delle armi a piedi".
Un "Maresciallo d'Italia" era inteso quindi come "Palafreniere del Re" oppure scudiero delle fortune militari della Nazione e quindi massimo grado raggiungibile. Secondo soltanto al "capitano generale" grado che spettava al Re, in Italia resta in uso a fasi alterne fino alla fine della 2^ Guerra Mondiale.
Il maresciallo entra nella categoria dei sottufficiali fin dall'ordinamento della cavalleria piemontese cinquecentesca come "Marechal de Logis" poi tradotto in "Maresciallo d'Alloggio". Sostituito da "Furiere", introdotto nell'esercito piemontese dal francese "fourrier", addetto al foraggio ma anche "precursore", cioè colui che giungendo per primo in un luogo, organizza la sistemazione logistica per il reparto.
La categoria dei marescialli come sottufficiali rientra nell'esercito italiano nel 1903 sostituendo i "Furieri" e ordinandosi in tre livelli: di compagnia di battaglione e di reggimento equivalenti a maresciallo ordinario, maresciallo capo e maresciallo maggiore. Il grado successivamente rimaneggiato e ridenominato si stabilizza comunque al di sopra dei sergenti.
La categoria otterrà nel 1916 un grado nuovo, ed unico nel suo genere,         l'aiutante di battaglia. Sganciato dalla progressione d'anzianità, si accedeva al grado per meriti acquisiti in combattimento, indipendentemente dal grado di provenienza. Tale "invenzione" stava nella necessità di colmare i vuoti apertisi nelle fila degli ufficiali subalterni dopo i primi mesi di guerra di trincea, ed immettere rapidamente nuovi comandanti di plotone con esperienza di combattimento.
La sequenza dei tre gradi del maresciallo resterà invariata fino agli anni settanta quando verrà istituita la qualifica del maresciallo maggiore "aiutante" che nel 1995 diverrà il nuovo grado vertice della categoria.
Con le riforme più recenti, dovute alla riforma in chiave professionale delle forze armate ed a seguito della suddivisione dei sottufficiali in più ruoli, quello dei marescialli si riordina in quattro gradi: maresciallo, maresciallo ordinario, maresciallo capo ed aiutante. Nel 2001 un nuovo provvedimento ha trasformato l'aiutante in 1° maresciallo ed ha creato la qualifica del 1° maresciallo luogotenente.
UFFICIALI:
Persona incaricata di un pubblico ufficio, dal latino “opus facere”, da cui opificio ed officium. Il termine entrò in Italia intorno alla metà del 1500 dal francese officier, officier militaire, ed attraverso le diverse versioni officiale, ufiziale, ufficiale si stabilizzò in ufficiale.
La categoria degli ufficiali si suddivide in tre categorie: ufficiali inferiori, ufficiali superiori e gli ufficiali generali. 
TENENTE E SOTTOTENENTE: il termine tenente nasce come grado verso la fine del 1700. Con il complicarsi delle tecniche di combattimento, degli ordinamenti, delle armi da fuoco, aumentano i gradini gerarchici responsabili dell'esecuzione degli ordini e della condotta degli uomini.
Ed è proprio il concetto di responsabilità e di comando, che si va affermando come fatto in se, in contrapposizione ai gradi tramandati o acquistati, che traspare dal termine "luogotenente". Le necessità della guerra moderna richiedono un qualcuno che detenga il comando, se serve o dove serva, in luogo del capitano. Ed ecco il capitano luogotenente, vice del comandante di compagnia, poi ridotto a Luogotenente e, dal 1830 circa, per brevità, tenente.                                                                       Per i soliti motivi al luogotenente fa riferimento il sottoluogotenente, in uso in Francia fin dal 1585 ed anche presso i reggimenti svizzeri in servizio in Piemonte, dai quali passò alle truppe piemontesi.
CAPITANO: probabilmente fra i gradi più antichi degli eserciti di tutto il mondo. Il significato del termine discende dal latino “caput capitis”, a sua volta seguito da capitanu(m) e dal tardo latino capitaneus "che si distingue per grandezza", inteso come "capo di una schiera". Anche nel tedesco, hauptmann, il significato è il medesimo e cioè capo di uomini. Nel Piemonte del '500 con il grado di capitano generale si indicava il Re, capo dell'Esercito e della Marina, all'epoca "Armata".
Del grado si trova traccia fin dal 1355 in Francia dove sostituisce il termine di "banderese" che a sua volta scala all'indietro e sostituisce quello di alfiere, portatore delle insegne di una compagnia.
In Italia nel XIII° secolo, capitano, era un titolo dato ai vassalli di località rurali. Nel 1566 A. Caro lo registra per "Comandante di una compagnia di soldati".
Fra le insegne di grado ancora in uso figura anche il 1° capitano, caratterizzato da una barretta dorata posta alla base della controspallina. Si assegna a quei capitani che permangono nel grado oltre i nove anni.
Presente negli ordinamenti piemontesi del 1500 darà origine ad altri gradi che in seguito vivranno di vita propria come il capitano luogotenente suo vice ed il capitano maggiore, suo superiore, entrambi rintracciati fin dal 1775.
MAGGIORE: "Grado della gerarchia militare interposto fra quello di Tenente Colonnello e quello di Capitano". La definizione è del 1618 ed appartiene a Michelangelo Buonarroti il Giovane che pone il maggiore come primo gradino della categoria degli ufficiali superiori.
Il grado ha un'etimologia semplice. Non altrettanto semplice, come per altri esempi di gradi "limite", la funzione. Nell'Esercito inglese il maggiore, coadiuvato da due capitani e ancora oggi il comandante di compagnia.
Anche in Francia, dove il grado generico è "Commandant" e si differenzia in artiglieria con "chef de batterie" o "chef d'esquadron" per la cavalleria. Oggi però, aldilà della dizione tradizionale, i comandanti di batteria o squadrone sono in realtà capitani.
Anche nell'esercito spagnolo non esiste il termine maggiore ma il livello viene indicato dal termine "comandante" che più facilmente si trova quale comandante di battaglione.
Il grado italiano nasce sicuramente dal capitano, come l'ufficiale inferiore più anziano del reparto. Maggiore dunque era soltanto l'aggettivo per il capitano più anziano dell'unità che via via si è reso autonomo per divenire un grado a sè. Nell’ esercito italiano il maggiore può comandare un battaglione o un'unità equipollente.
TENENTE COLONNELLO: Lo sviluppo organico dei reparti, l'aumentare delle competenze, se portò mutamenti, integrazioni ed aumenti nelle figure gerarchiche di sottufficiali ed ufficiali inferiori, comportò mutamenti ed integrazioni anche fra gli ufficiali superiori.
L'ordinamento dei reggimenti passato da un numero vario di compagnie a più battaglioni, rese necessaria la presenza di un ufficiali superiore, inferiore in grado al colonnello che ne detenesse parte del comando.
Così come era nato il capitano luogotenente, nello stesso momento storico, fine 1700, venne creato il grado di luogotenente colonnello.
Ridotto anch'esso, per brevità, a tenente colonnello nel 1831, il grado fu soppresso nel 1841 per essere ripristinato nel 1849. Da allora al grado di tenente colonnello corrisponde il comando di battaglione.
COLONNELLO: Insieme al capitano per gli ufficiali inferiori, è stato un grado cardine della gerarchia degli ufficiali superiori.
Analogamente a quanto accaduto per il capitano infatti anche il colonnello ha generato altri due gradi che sono poi il suo vice, prima "luogotenente colonnello" e poi "tenente colonnello" ed il colonnello brigadiere creato durante la 1^ G.M.. La storia del grado ha due interpretazioni. Nell'antico Piemonte del 1400/1500, quando l'esercito non era sempre costituito ma si formava all'esigenza, attorno al nucleo di unità mercenarie sempre presenti, le regioni amministrative del Piemonte erano denominate colonnellati, ed in guerra fornivano il personale per unità mobilitate della forza approssimativa di un reggimento. Altra strada è associare il significato di "colonnello" al termine spagnolo "coronel", coronato. La parola indicava lo stendardo reggimentale in uso presso le unità spagnole ornato della corona reale.
Per tornare all'antico Piemonte, nel 1566 con la parola "colonnello" si indicava anche un'unità formata da sei compagnie composte di più centurie e squadre armate di alabarda, picche e archibugi.
In Francia il termine "colonnello" si alternò a quello di maestro di campo.
Praticamente presente da sempre nella struttura gerarchia italiana, è stato forse il grado più stabile fra quelli della piramide gerarchica identificandosi da subito con il comando di un reggimento, cosa che permane ancora oggi.
GENERALE:L'uso di questo termine come sostantivo indicante uno specifico livello gerarchico che risale a fine 700 quando da aggettivo accompagnato a gradi come capitano o sergente maggiore, prese vita autonoma.
Niccolò Machiavelli nel 1527 lo definisce come "grado della gerarchia militare al quale corrisponde il comando di una grande unità".
Nel tempo, è stato suddiviso in riferimento ai livelli di comando, come generale di brigata, di divisione o di corpo d'armata e d'armata.
Ad inizio della 1^ G.M., l'improvviso aumento di unità costituite a seguito della mobilitazione, portò la necessità di assegnare il comando di brigata anche ai colonnelli. Per costoro nacque il grado di colonnello brigadiere, sorta di gradino intermedio fra gli ufficiali superiori e gli ufficiali generali. Normalizzata la situazione, il grado sarà abolito dopo il primo anno di guerra.
Negli anni 90, la sequenza dei gradi, riprende quella in uso fino agli anni 30, ovvero: brigadier generale, maggior generale, tenente generale; per i generali appartenenti ai vari corpi logistici (sanità, commissariato ecc.) erano già in uso da tempo.  La riforma dei vertici delle forze armate attuata sempre negli anni 90 ha creato infine un nuovo grado, generale a quattro stelle indossato dal solo Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Oggi, si è tornati a : generale di brigata, generale di divisione, generale di corpo d’armata e generale