le canzoni degli Alpini - Testi

03.01.2013 16:32
33 - Inno degli Alpini

Dai fidi tetti del villaggio
i bravi alpini son partiti
mostran la forza ed il coraggio
della lor salda gioventù.
Son d’alpe i bei cadetti
nella robusta giovinezza
dai loro baldi e forti petti
spira un’indomita fierezza.

Rit: Oh valore alpino
difendi sempre la frontiera
e la sul confin
tien sempre alta la bandiera
sentinella all’erta
per il suol nostro Italiano
dove più sorride
e più benigno irradia il sol

La tra le selve ed i burroni
tra le nebbie fredde e il gelo
piantan con forza i loro picconi
e il cammino sembra più lieve.
Risplenda il sol, o scende l’ora
che reca in ciel l’oscurità
il bravo alpin vigila aguzzo
pronto a lanciare il “chi va là”

Rit.: Oh valor alpino

 

 

Aprite le porte

Aprite le porte
che passano, che passano,
aprite le porte
che passano i baldi alpin!

freschi e bei, senza schei, bei putei

E come la marcia ben
le banda, la banda,
e come la marcia ben
le banda dei alpin!

 

 

Dove sei stato mio bel Alpin

- Dove sè stato, mio bell'Alpino?
Dove sè stato, mio bell'Alpino,
Che ti ga cambià colore?

- L'è stata l'aria del Trentino,
L'è stata l'aria del Trentino,
Che m'ha fat cambià color!

- L'è stata l'aria dell'Ortigara,
L'è stata l'aria dell'Ortigara,
Che m'ha fat cambià color!

Sul Monte Nero c'è una tormenta,
Sul Monte Nero c'è una tormenta
Che m'ha fat cambià color!

La sul Pasubio c'è un barilotto.
La sul Pasubio c'è un barilotto.
Che m'ha fat cambià color!

Sul Monte Grappa c'è una bombarda
Sul Monte Grappa c'è una bombarda
Che m'ha fat cambià color!

E' stato il fumo della mitraglia
E' stato il fumo della mitraglia
Che m'ha fat cambià color!

- Ma i tuoi colori ritorneranno,
Ma i tuoi colori ritorneranno
Questa sera a far l'amore.

 

 

Sul Cappello

Sul cappello che noi portiamo
c’è una lunga penna nera
che a noi serve da bandiera
su pei monti a guerreggiar. ohilalà

Evviva evviva il reggimento
Evviva evviva il Corpo degli Alpin.

Su pei monti che noi saremo
coglieremo stelle alpine
per portarle alle bambine
farle piangere e sospirar. ohilalà

Su pei monti che noi andremo
pianteremo l’accampamento,
brinderemo al reggimento:
Viva il Corpo degli Alpin. ohilalà

 

 

Il Piave

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava andare avanti.
S'udiva intanto dallae amate sponde,
sommesso e lieve il mormorìo dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: non passa lo straniero!
Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha vista venir giù lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e tristo il mormorar dell'onde.
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò: ritorna lo straniero!
E ritornò il nemico: per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
- No - disse il Piave. - No, - dissero i fanti -
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E, come i fanti, combattevan l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò: indietro, và, straniero!
Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento
E la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti!
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde
Si tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò nè oppressi nè stranieri!

 

 

Signore delle cime

 

Dio del cielo, Signore delle cime
un nostro amico hai chiesto alla montagna
ma Ti preghiamo, ma Ti preghiamo
su nel Paradiso, su nel Paradiso
lascialo andare per le Tue montagne

Santa Maria, Signora della neve
copri col bianco tuo soffice mantello
il nostro amico, nostro fratello
su nel Paradiso, su nel Paradiso
lascialo andare per le Tue montagne

 

 

  STELUTIS ALPINIS

Se tu vens cà sù ta' cretis
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis;
dal miò sanc l'è stât bagnât...

Par segnâl, une crosute
jè scolpide lì tal cret;
fra che' stelis 'nàs l'erbute,
sot di lor jo dùar cujet.

Ciol, su ciol, une stelute
che ricuardi il nestri ben:
tu 'i darâs 'ne bussadute
e po' plàtile in tal sen.

Quant' che a ciase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt ator ti svole:
jo e la stele 'o sin cun te.

Ma 'ne dì quant che la vuere
a' sara un lontan ricùard
tal to cûr, dulà ch'al jere
stele e amôr, dut sara muart.

Restarà par me che stele
che 'l miò sanc a là nudrit
par che lusi simpri biele
su l'Italie a l'infinit.

 

 

 

SUL PONTE DI PERATI

Sul ponte di Perati
bandiera nera,
è il lutto degli alpini
che fan la guerra.

E' il lutto della Julia
che va alla guerra,
la meglio gioventù
che va sotto terra.

Sull'ultimo vagone
c'è l'amor mio
col fazzoletto in mano
mi dà l'addio.
Col fazzoletto in mano
mi salutava e con la bocca
i baci mi mandava.

Quelli che son partiti
non son tornati
sui monti della Grecia
sono restati.

Sui monti della Grecia
c'è la Vojussa
col sangue degli alpini
s'è fatta rossa.

Alpini della Julia
in alto i cuori
sul ponte di Perati
c'è il Tricolore.

 

 

 

AL REGGIMENTO

 

A la matin bonura
a 'n fan alvè,
a 'n mando 'n piassa d'armi
a fè istrussioun,
a 'n fan marcè in avanti
e poeui 'n darè.
Nuiautri povr'Alpini
'n fan mal i pè.


Ritornello:
Sai nen pêrchè
'n fan mal i pè,
as marcia mal
sui marciapè.


Al dì d'la cinquina
a 'n fan strilè,
a 'n dan côi povri sold
per piè 'd fumè,
adess che i touscan
a son chêrsù.
Nuiautri povr'Alpini
a 'n fan stè giù.


Ritornello:
Sai nen pêrchè...


Festa del Reggimento
rancio special.
a 'n dan cui salamini
ch'a fan stè mal,
a 'n dan la pasta suita
con 'l formaj.
Nuiautri povr'Alpini
'n fa mal i caj.


Ritornello:
Sai nen pêrchè...

 

 

MARCIA DEI COSCRITTI PIEMONTESI

 

Fieuij partoma, senti' le fanfare

con le trombe ch'a son-o d'antorn

Sensa gnògne 'mbrassé vostra mare,

peuj an marcia, al segnal dij tamborn

 

L'han d'invidia le lacrime a j'euj

ij compagn ch'a na strènso la man

Sù, marcioma, cantoma, bei fieuj.

Rataplan, rataplan, rataplan!

 

                                        Difensor dla nostra tera

                                        gnun nemìs an fa tramblè

                                        sentinèle a la frontiera

                                        fior d'alpini e canonié.

 

                                        Gnun, ramì dla cera spàlia,

                                        Tribulà dal mal cadù.

                                        L'è 'l Piemont ch'a-i dà a l'Italia

                                        soa pi bela gioventù!

 

Gnun, d'Italia, desidera guèra,

nè massacri, nè séne d'oror,

son emblémi dla nostra Bandiera

la Speranza, la Fede, l'Amor.

 

Ma col dì ch'a n'ariva 'd difènde

ò 'l bon drit, ò l'onor d'Italian,

i l'avroma 'd coragi da vènde

Rataplan, rataplan, rataplan

 

                              (ripetere il ritornello)

 

 

AL COMANDO DEI NOSTRI UFFICIALI

 

Al comando dei nostri ufficiali
caricheremo con palle a mitraglia
e se per caso il colpo si sbaglia
la baionetta l'assalto darem.

 

Pena giunti in terra straniera
incontrammo la buffa fanteria
che invocava Giuseppe e Maria
voialtri alpini veniteci a salvar.

 

Ohi care mamme che a casa piangete
no, non tremate pei vostri figlioli
che qua sull'alpe non siamo noi soli
c'è tutta Italia che a fianco ci sta;
che qua sull'alpe non siamo noi soli
c'è tutta Italia che a fianco ci stà

 

 

Al comando dei nostri ufficiali (seconda versione)

Su cantiamo guerrieri Alpini
che delle Alpi siam bersaglieri
e fra le rocce e gli aspri sentieri
nessun colpo fallito sarà.

Noi siam giovani forti e robusti
sopportiamo fatiche e sventure
cara Italia tranquilla stai pure
che gli Alpini salvarti sapran.

E tu Austria non essere ardita
di varcare d’Italia i confini
che su le Alpi ci sono gli Alpini
che su per aria ti fanno saltar.

E tu Austria che sei la più forte
fatti avanti se hai del coraggio
e se la “buffa” ti lascia il passaggio
noi altri Alpini fermarti saprem.

Varcheremo le mura di Trento
coi fucili per ben caricati
e di rinforzo ci sta i richiamati
tutto per aria faremo saltar.

Al comando dei nostri Ufficiali
caricheremo con palle a mitraglia
e se per caso il colpo si sbaglia
la baionetta faremo brillar.

Quanti morti quanti feriti
quanto sangue sparso per terra
ma noi Alpini sul campo di guerra
giammai nessuno fermarci potrà.

 

 

Sul cappello

1) Sul cappello,sul cappello
che noi portiamo
c’e una lunga, c’e una lunga
penna nera
che a noi serve, che a noi serve
da bandiera
su pei monti,su pei monti
a guerreggiar,oilalà.

Rit. Evviva, evviva il Reggimento
evviva ,evviva il Corpo degli Alpin.

2) Su pei monti,su pei monti
che noi saremo
pianteremo,pianteremo
l’accampamento
brinderemo,brinderemo
al Reggimento
viva il Corpo,viva il Corpo degli Alpin,oilalà.

Rit.

3) Su pei monti,su pei monti
che noi andremo
coglieremo,coglieremo
le stelle alpine
per donarle,per donarle
alle bambine
farle pianger,farle pianger
e sospirar,oilalà.

Rit.

2a) Farle piangere,farle piangere e sospirare
nel pensare,nel pensare ai begli Alpini
che fra i ghiacci,che fra i ghiacci e gli scalini (le slavine)
van sui monti,van sui monti a guerreggiar. Oilalà.

3a) Su pei monti che noi saremo
pianteremo il tricolore
o Trentino del mio cuore
ti verremo a liberar.Oilalà

 

 

 

Mamma mia vienimi incontro

Mamma mia vienimi incontro
vienmi incontro a braccia aperte
io ti conterò le storie
che nell’Africa passò.

Era il sei del triste Maggio
ed a Massaua siam disbarcati
noialtri Alpini siamo andati
in Abissinia a guerreggiar.

Maledette quelle contrade
quei sentieri polverosi
sia d’inverno sia d’estate
qua si crepa dal calor.

Baratieri (Baldissera) manda a dire
che si trova là sui confini (che il nemico è sui confini)
che ci vogliono gli Alpini (c’è bisogno degli Alpini)
su pei monti a guerreggiar. (per poterli liberar)

Appena messo piede a terra
abbiam sentito la triste storia
che gli Alpini con grande gloria
sono morti a Crociat-et.

Le cartucce son finite (Se avrem finite le cartucce)
ce ne vuol centocinquanta (che n’abbiam centosessanta)
combatteremo all’arma bianca
o per vincere o morir. (e grideremo viva il Re!)

Viva il Re e la Regina
la pagnotta e la cinquina
Menelick dall’Abissinia
lo vogliamo discacciar.

Lo vogliamo discacciare
al di là dei suoi confini
e davanti a noi Alpini
non gli resta che fuggir.

 

 

 

Bombardano Cortina

 

Bombardano Cortina… oilà
dicon che gettan fiori… oilà
nemici (tedeschi) traditori
è giunta l’ora,subito fora
subito fora dovete andar.

E proseguendo poi… oilà
per valle Costeana… oilà
giunti sulla Tofana
su quella vetta,la baionetta,
la baionetta scintillerà.

Non mancherà poi tanto…oilà
che anche il Lagazuoi…oilà
conquisteremo noi
quando l’artiglieria Sasso di Stria,
Sasso di Stria battuto avrà.

Son prese le “Tre dita”…oilà
il “Masarè” è già nostro…oilà
l’aquila ha perso il rostro
e già s’invola spennata e sola,
spennata e sola là sul Caval.

Fatta la galleria…oilà
è pronta la gran mina…oilà
e una bella mattina
anche Gigetto col Castelletto
col Castelletto in aria andò.

Giunti sul Canalone…oilà
schierati i suoi soldati…oilà
tiri ben aggiustati
la pasta asciutta vi fece tutta
vi fece tutta lasciare li.

Per Valle Travenanzes…oilà
e strada Dolomiti…oilà
v’inseguiremo arditi
e voi scappate finchè arrivate
finchè arrivate dal vostro Re.

 

 

 

 

E Cadorna manda a dire

 

E Cadorna manda a dire
che si trova là sui confini
che ha bisogno degli Alpini
per potersi avanzar.

La fanteria è troppo debole
i Bersaglieri sono mafiosi
ma gli Alpini son valorosi
su pei monti a guerreggiar.

Novantasette fatti coraggio (Novantotto su coraggio)
che le porte son bombardate
tra fucili e cannonate
il nemico (anche l’Austria) cederà.

Cara mamma non tremare
io non posso ritornare
un Alpino militare
deve fare il suo dover.

 

 

 

 

Motorizzati a piè

Il sedici settembre
nessuno l’aspettava
la cartolina rosa,
ci tocca di partir.

Ci tocca di partire
con la tristezza in cuor
lasciando la morosa
con gli altri a far l’amor.

Da Udin siam partiti,
da Bari siam passati,
Durazzo siam sbarcati
in Grecia destinati.

Motorizzati a piè
la penna sul cappel,
lo zaino affardellato,
l’alpino è sempre quel.

Ma pur verrà quel dì
che canterem così:
finita questa naja
a casa a divertir.

 

 

 

Il colonello fa l'adunata

Il colonnello fa l’adunata
negli occhi tutti el ne gà vardà
e poi gà dito ai veci alpin
di tener duro n’ha comandà.
I suoi alpini ghe fa risposta:
“Sior colonnello se tegnarà”
e scarpinando sulle montagne
in prima linea i s’à portà.
E per do mesi i à tegnù duro
In mezzo al fredo da far giassar
scoltando sempre le so’ parole
“sacrificarsi ma non mollar”.
E i suoi alpini ghe manda a dire
che non gli riva né pan né vin.
E il colonnello gli fa risposta:
“Questo l’è niente per i veci alpin”.
e i suoi alpin ghe manda a dire
che no’ i gà scarpe per camminar.
E il colonnello gli fa risposta:
“No’ serve scarpe per star là”.
E i suoi alpini ghe manda a dire
che dal gran fredo non se pol salvar.
E il colonnello gli fa risposta:
“Con la mitraglia ve podè scaldar”.
E i suoi alpini ghe manda a dire
che adesso manca le munission.
E il colonnello gli fa risposta:
“Na baionetta vale un canon”.
E i suoi alpini ghe manda a dire
Posta da casa non i vede arrivar.
E il colonnello gli fa risposta:
“Il re vi manda a saludar”.
E un altro mese ’sti veci alpini
gà tegnù duro senza mollar.
Ed ogni giorno i greci tacava
senza esser boni mai de passar.
E i suoi alpini ghe manda a dire
che massa pochi i xè restà.
E il colonnello va su da loro:
“Niente paura eccomi qua”.
E la mattina s’à levà ’l sole
e le montagne el gà indorà:
il colonnello coi veci alpini
tuti i era morti, ma i era là.