Sam Rocco

22.01.2013 22:17

San Rocco
Una carta del 1551 ricorda la strada mercantesca Stresa-Sovazza, la quale passava per Gignese "lasciando la chiesa di S.ta Maria in Barretta a mano sinistra". E' questa la prima notizia dell'oratorio che oggi porta il titolo di S. Rocco.
Sulle sue origini nulla sappiamo; e più in particolare se sia sorto ex novo, oppure su una preesistente Cappelletta. Il titolo "Madonna di Bretta" deriva dal toponimo della località dove sorse, all'inizio della strada per Nocco e quindi, in origine, fuori paese.
Come si ricorderà, negli atti del processo del 1577, una testimone ricorda di aver visto il cadavere di Caterina Righini "nel cataletto nella cappella di Santa Maria, che si trova nel intrare in Zignesio verso Nocho".
Una descrizione di questo oratorio ce la fornisce il solito diligente Bescapè, nel 1595. Era di forma ottagonale (o forse rotondo), tutto dipinto e con idoneo pavimento; aveva un solo altare, davanti al quale pendeva la corda della campanella, che il buon vescovo ordinò di spostare. Annessa vi era la sacrestia, e sul davanti un portico con quattro colonne di sarizzo ed un cancello in ferro. Nell'oratorio celebrava nei giorni di sabato e nelle feste della Madonna, il vice curato di Gignese.
Agli inizi del '600 si pensò di ampliare l'edificio, e iniziarono i lavori. Ma il cardinal Taverna, nella sua visita del 1617 prese severe disposizioni. Dopo aver lodato la bella statua della Madonna (opera forse dei Tiberino di Arona) e l'idea d'ingrandire l'oratorio, rileva però che "l'opera incominciata è stata fatta con pochissima consideratione, et si deve correggere prima che si vada più avanti".
Quindi niente più tre navate, ma navata unica, e con disegno approvato prima dalla Curia.
Scriveva d. Picena: « Verso il 1621, come da vecchia carta, sorse  l'oratorio di S. Rocco, o meglio della Purificazione di Maria SS. costrutto dai muratori di Cardano, solfo l'impresario De Prirri Luino per 500 lire imperiali, con istrumento 17 marzo stesso anno,1 rogato Dotti, e con fabbricieri Pietro Ubertini è Bartolomeo Ferrari. Nell'oratorio si fondava poi una cappellania, di cui forse fu primo cappellano il Sac. Ramponi ».
 

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La proprietà dell'edificio e diritto di patronato spettavano alla comunità di Gignese. Tra i più solleciti a fornire la dote per il beneficio troviamo il ricco Bartolomeo Ferrari, che riesce così a far nominare il figlio Antonio a primo cappellano. Lo stesso sarà in seguito parroco del paese.
Da un documento del 1637 risulta che il cappellano Gio Antonio Maria Molinari è eletto dalla comunità di Gignese, la quale è tenuta a corrispondergli un salario di 50 scudi annui, più la casa e l'orto (ricu­sati), dietro corrispettivo della celebrazione di due messe settimanali
nell'oratorio stesso. Il terzo cappellano fu Gio Batta Ramponi; la sua famiglia regalò le corone d'argento per il simulacro della Vergine e alcuni quadri.
Sull'onere della celebraxione di tre messe settimanali sorse una lunga lite tra la fine del '600 e l'inizio del 700. Al Ramponi succedeva un altro Antonio Ferrari, che nel 1723 scriveva: "detto oratorio si è mutato e riedificato tre volte; ora è in forma moderna e ridotto a perfettione salvo la facciata di fuori".Dopo Paolo Francesco Martellini, fu cappellano Filippo Ricardi di Nocco: "carica al medesimo conferita nell'anno 1784, 9 settembre, dopo di esser stato nominato a pieni voti dal popolo di Gignese, al quale solo s'aspetta il diritto di nomina".Con suo legato del 1791, Gio Maria Defilippis disponeva per la celebrazione di 4 messe nell'oratorio, con l'obbligo al cappellano di far scuola gratuitamente a 4 ragazzi. Segue un periodo di vacanza, della cappellania. Nel 1850 si celebrò una solenne festa in onore di S. Rocco, del quale esisteva nell'oratorio una statua lignea. Andrea Francinetti fu incaricato degli affreschi; alla curia fu chiesto il permesso di aprire una nicchia nella parete e di poter trasportare la statua in processione "coll'accompagnamento di musicali e  strumenti".Con le leggi di soppressione del 1867 decadde il beneficio della cappellania; la casa del cappellano divenne la sede delle scuole e del comune. Nel 1910 si effettuarono restauri all'oratorio, con il concorso del cav. Carlo Righini; ma il comune contestava al parroco la proprietà dell'edificio. Durante le manovre militari, i soldati bivaccavano nella chiesa, e così la statua di S. Rocco fu levata fino al 1921, quando la chiesa fu riconsacrata. Dopo aver corso il rischio di essere abbattuta per esigenze di viabilità, la chiesetta, con il rifacimento del tetto e il restauro del quadro raffigurante il Transito di S. Giuseppe, ha assunto una funzione più dignitosa, specie se confrontata con la situazione degli altri oratori dei dintorni, quasi tutti in stato d'abbandono.