BTG " CIVIDALE " - Prima guerra mondiale

07.01.2013 13:16

Battaglione Alpini " CIVIDALE " - Prima guerra mondiale

04.01.2013 22:26

 

Battaglione Alpini Cividale - Prima Guerra Mondiale

Il 24 maggio 1915 il "Cividale", che fa parte del Gruppo Alpino “A”(Col. Tedeschi), forte di  878 Alpini, con le compagnie: 16^ ,20^ , 76^ e 110^ ed una sezione mitragliatrici,  muove dalle sue posizioni di Trinco e di Krai e, travolta  la prima resistenza  nemica, occupa Casoni, Cappella Sleme, Monte Natpriciar e Monte Ieza. Cade nell'azione l'alpino Riccardo  Di Giusto della 16^ compagnia, il primo di tutti i militari caduti nella guerra contro l’impero austro-ungarico.Il 28 passa  l'Isonzo a Caporetto spingendo le proprie pattuglie verso il Rudeci Rob, in cerca del nemico e, i1  mattino del 2 giugno l'attacca. Con la 76^ in testa e le altre compagnie di rincalzo,  il battaglione dopo aver guadagnato un costone, raggiunge una batteria nemica uccidendone i serventi ma, preso da ogni parte dal fuoco nemico e da lancio di massi, è costretto verso le 10 a ripiegare lasciando sul terreno, fra morti, feriti e dispersi, 277 alpini. Le perdite subite obbligano il battaglione a portarsi nelle retrovie per riorganizzarsi.  A tale scopo dal 3 giugno al 3 luglio è inviato nella zona di Kozliak.La notte sul 4 luglio la 20^ riceve l'ordine di portarsi ad est del Monte Nero per attaccare il Monte Rosso. Il mattino del  6, la compagnia, salta fuori dalle postazioni ed appoggiata dal fuoco di due compagnie dell'”Exilles”, sotto una grandinata di pietre, bombe e fucilate, raggiunge il limite roccioso ove sono le prime trincee nemiche, impegnandole in una cruenta lotta. E’ subito ferito il comandante della compagnia capitano TEMPIA. Giunge in rincalzo un plotone dell' “Exilles”, si rinnova l'assalto contro il nemico, ma questo, in posizioni favorevoli già per natura e rafforzate con  blindamenti, oppone un’ accanita resistenza obbligando gli alpini , dopo quasi un'ora di lotta, a ripiegare sulla trincea dalla quale hanno iniziato l'attacco. Sui  250 partiti della 20^ compagnia,  27 Alpini sono uccisi, 33 i dispersi e 121 i feriti. All'alba del 7  la 20^ passa sul Pleca a ricostituirsi, mentre le altre tre compagnie col comando battaglione sono inviate a prendere posizione sullo sperone di Monte Marznik, con l'ordine di respingere ad ogni costo gli assalti nemici. Vi rimane fino al 1° agosto, giorno in cui, ricevuto il cambio dal 12° bersaglieri, scende a Libussina.La notte sul 13 agosto, dopo aver occupato le trincee di Selisce, il “Cividale” avanza fin sotto Gabrje da dove il 14 notte attacca Dolje ma, il fuoco dei cannoni nemici di Santa Maria, Santa Lucia e Q. 428  l'arresta e l'inchioda sul posto con gravi perdite. Il comando del Gruppo”A” decide allora di rimandare l'attacco all’ indomani. Nella notte alcune squadre di volontari, si portano fin sotto i reticolati nemici per aprirvi un varco. Nonostante siano fatti segno dal fuoco nemico, questi riescono ad aprire un varco di circa due metri di larghezza. Alle ore 8,  la 110^  (Cap. GIROTTO), che fin dall'alba si è portata sotto i reticolati nemici, scatta con i suoi tre plotoni nel varco. Il nemico, con un fuoco di mitragliatrici e  fucili, stronca l’assalto. Quasi tutti gli alpini rimangono tra i reticolati, morti o feriti e i pochi rimasti, ripiegano.Il giorno 19 il "Cividale" che è riunito a Gabrje è rinviato in linea, inizia la costruzione di una rete di camminamenti per poter, più tardi effettuare l'attacco alle difese di Dolje. Il 28 agosto 1915 all’alba, la 16^ compagnia, attacca le difese di Dolje ma, prima che gli alpini arrivino alle trincee nemiche, si scatena su di loro un violento fuoco che ne stronca l'impeto. Il giorno successivo, si rinnova l'attacco ma anche questo s'infrange contro il fuoco nemico. Dolje rimase così in mano agli austriaci. Il battaglione tenta allora un colpo di mano verso il ponte di Tolmino. I lavori di approccio, sono effettuati con grande alacrità; ma ai primi di settembre cominciano le piogge. L'Isonzo si gonfia, le sue acque dilagano nelle trincee e nei camminamenti. Gli alpini, immersi nella melma, rimangono in tali condizioni per lungo tempo, riattando giorno e notte i parapetti delle difese che franano a causa dell'acqua. Il nemico, intuendo la difficoltà, attacca. Il 20 settembre un battaglione di bosniaci, sceso dal Dolje, si getta contro le trincee tenute  dalla 110^, attaccano per primo un piccolo posto avanzato presidiato da un gruppo di 12 alpini agli ordini del caporal maggiore Francesco DI ZANATO. Questi, attaccati da ogni parte, difendono con  lotta furiosa il loro posto, finché cadono tutti. Essi permettono però, con il loro sacrificio di fare accorrere le riserve, che arrestano e ricacciano il nemico sulle loro precedenti posizioni.Il 23 settembre il battaglione è a Volarje a disposizione del comando Gruppo. Ricevuti i complementi a metà settembre, il "Cividale" si porta di nuovo a Gabrje, dove il 27 , riceve l'ordine, di attaccare il Vodil.Nella notte sul 29 gli alpini del “Cividale” e quelli della 39^ dell' “Ivrea” si portano sotto le trincee nemiche e all'alba del 30, si lanciano all'attacco della cresta ove s'annida il nemico. Questo che li aspetta al varco, li chiude con tiri di mitragliatrici e di fucili rendendo vano ogni tentativo di avanzata. Nella notte sul 30 il "Cividale" sostituito in linea da reparti della brigata “Salerno”, si sposta verso il Vodil per sostituire a sua volta il "Val Natisone".Dal 21 al 24 ottobre per pochi metri di trincea si rinnovano combattimenti di una violenza inaudita, ma dopo quattro giorni di lotta, anche sul nemico pare ormai pesare la stanchezza. Il sottotenente BORELLI, che comanda la 20^, lo intuisce e, decise di approfittarne, il 27 ottobre, attacca il Vodil e lo conquista, espugnando le trincee e prendendo 79 prigionieri.La notte seguente, reparti nemici nell'intento di riconquistare la posizione perduta, contrattaccano ubriachi d'acquavite e di vino (succede anche nelle file italiane, l’alcool, viene fornito direttamente dai comandi, in modo particolare, quando sono missioni con poche probabilità di tornare vivi), ma, dopo una mischia feroce che dura tutta la notte, vengono ricacciati lasciando sul terreno circa 300 morti e 100 prigionieri. Meno fortunata, nella stessa notte, è la 16^ che, attaccata da tre battaglioni nemici è quasi distrutta; solo una trentina di uomini riescono a salvarsi. Il giorno successivo, i pochi superstiti, con il rinforzo dei complementi del "Tolmezzo", balzano  nelle trincee nemiche di Case Bruciate, catturando 300 prigionieri, ai quali un colpo di mano della 110^ ne aggiunse altri il giorno 29.La notte sul 25 novembre la 110^ e la 76^, per assecondare l'azione della brigata “Salerno”, si  portano sulla mulattiera Mrzli - Zatolmin; l'indomani i battaglioni alle ali, attaccati da forze nemiche, sono costretti a retrocedere e così anche le due compagnie del "Cividale".Il 26 il battaglione è incaricato di concorrere all'attacco dell' “Intra” al Mrzli, il 28 la 110^ e la 76^ passano sul Vodil, dove il 4 dicembre riescono a catturare dei prigionieri.Il 13 dicembre 1915 il “Cividale” avuto il cambio da bersaglieri ciclisti, và ad occupare le pendici dei Monti Vrata - Vrsic - Colletta Valero, dove la neve già caduta in abbondanza rende particolarmente difficile la permanenza.Dopo un mese, avuto il cambio dai battaglioni  "Aosta" e "Val d'Orco", scende nei pressi di Magoz, dove è adibito al traino di artiglierie sul Monte Kozliak e sul Pleka. Tornato il 12 febbraio 1916 sulle posizioni del Vrata e del Vrsic, vi rimane per 44 giorni consecutivi tra le tormente e le bufere di neve che rendono difficile mantenere aperti i camminamenti e sgombre le opere di fortificazione. Parecchie valanghe travolgono i baraccamenti causando diverse vittime, mentre altri ricoveri rimangono bloccati per intere giornate.Il 28 marzo, dopo quasi due mesi di patimenti e di lotte, il battaglione ritorna a Magoz. Il giorno successivo un altro ordine lo trasferisce a Smast a disposizione dell' 8^ Divisione. Il 31 la 16^ compagnia si sposta a Q. 800 del Mrzli, la 20^ a Volarje, la 76^ a Selisce; il comando e la 110^ rimangono a Smast.L' 8 aprile gli austriaci, dopo un  violento fuoco d'artiglieria attaccano in forze un tratto di trincee sul Mrzli tenuto da reparti di fanteria, riuscendo ad occuparlo. La 20^ riceve l'ordine di contrattaccare. Cade per primo il sottotenente GRANOTTO, sostituito immediatamente dal sottotenente GINI. Gli alpini raggiungono le trincee nemiche e dopo una furibonda lotta, nella quale cade anche il sottotenente GINI, riescono a rioccuparle. Il nemico, lascia sul terreno oltre 100 morti e nelle mani italiane,  131 prigionieri.Il 13 aprile 1916 il nemico, tenta un nuovo attacco al costone del Vodil, riuscendo a far ripiegare le fanterie occupanti il Mrzli. Il mattino seguente, la 110^ e la 76^ cercano di riconquistarle. La 76^ attacca subito ma, colpita pesantemente è costretta a fermarsi. Il comando, sospende l'azione ordinando alla compagnia di rafforzarsi sulle posizioni raggiunte. Il 16 aprile il battaglione, avuto il cambio da reparti di fanteria, raggiunge Cividale, da lì,  il 20 in ferrovia a Bassano e poi Marostica; tranne la 110^ che passa a far parte del battaglione "Monte Matajur".A Marostica, il "Cividale" è assegnato alla seconda frazione del Gruppo Alpini  del colonnello SAPIENZA. La sera del 16 maggio su ordine del  comando gruppo, è inviato a  Cogollo in Val d'Astico. I soldati sono tutti febbricitanti per le iniezioni antitifiche praticate il giorno precedente, in ogni modo, a mezzogiorno del 17, raggiunge Cogollo e successivamente Malga Zolle sull'Altipiano di Tonezza. Il 18 maggio il battaglione prosegue per il Monte Toraro percorrendo così in due giorni 60 km e superando 1600 metri di dislivello. Al Toraro si dispone con la 16^ compagnia e la 5^ sezione  mitragliatrici al bivio dello stradone di Campo Molon con l'incarico di guardare il fianco dalle sorprese nemiche da Campoluzzo; la 20^ e la 6^ sez. mitragliatrici alle porte del Toraro, la 76^ sulle pendici orientali del monte.Il nemico, al quale necessita la conquista del Toraro per procedere nell’avanzata verso gli obiettivi propostisi, porta il 19 ed il 20 ripetuti attacchi contro la linea occupata dal "Cividale", linea che oppone una salda resistenza. La sera del 20 lo sfondamento dei battaglioni di destra gli lascia il fianco scoperto costringendolo a ripiegare per poter conservare in profondità la continuità della difesa. A notte il battaglione riceve l'ordine di ripiegare, si porta a Malga Zolle dopo aver permesso di portare in salvo, con la sua resistenza, alcuni cannoni di grosso calibro e  tutti i feriti fra i quali il tenente BORELLI e il capitano ZATTI che pochi giorni dopo muore nell'Ospedale di Padova.Da Malga Zolle il "Cividale" si porta a Seghe di Velo ma, durante la notte del  22, un nuovo ordine del Gruppo lo invia a Monte Cimone. Iniziati i lavori di difesa, gli alpini si trovano sufficientemente protetti quando il nemico, all'alba del 25, inizia il bombardamento contro le posizioni. L'azione delle artiglierie nemiche si intensifica, estendendosi sulle vie d'accesso al Cimone, su Arsiero e dura fino al pomeriggio sconvolgendo le trincee e le difese  del Cimone ed interrompendo le comunicazioni con Arsiero. Alle ore 13, il nemico, con sei battaglioni, inizia l'attacco ma, è ricacciato ed incalzato  giù per i fianchi del monte. Il bombardamento riprende, seguito da nuovi attacchi nemici che vengono sempre respinti.Non essendo più possibile resistere e mantenere quelle posizioni,  è ordinato ai reparti del battaglione di ripiegare sul Costone del Redentore. Sulla vetta del Cimone, sono lasciati  due plotoni della 20^ che, attaccati  alle 19.30, riescono a colpi di baionetta e lancio di pietre, a respinge gli imperiali. Nella notte, approfittando dell'oscurità e non ritenendo necessario né opportuno rimanere in una situazione critica, ripiegano anch'essi sul Redentore dove si ricongiungono al resto del battaglione. Il "Cividale" rimane sul costone del Redentore fino alle ore 14 del 26, ora in cui inizia il ripiegamento su Arsiero. A sera, si accampa a Cogollo da dove il 30 maggio, in seguito ad ordini  della 9^ divisione, è trasportato con autocarri alla Selletta di Velo proseguendo poi a piedi per il Monte Novegno. Dopo l'ordine del comando della difesa Novegno, il 1° giugno occupa la fronte di Malga Vaccarezze-Monte Giove inviando la 16^ a protezione del Passo Campedello. Il 6 giugno il nemico, dopo un violento bombardamento, attacca  le postazioni del “Cividale” ma è fermato e ricacciato.Il maggiore LANFRANCO, comandante del battaglione, spintosi il giorno 7 in ricognizione verso la Torre per controllare le mosse e le intenzioni del nemico è gravemente ferito alla testa da una fucilata. Nella notte un gruppo di volontari recupera il maggiore per trasportarlo in trincea. Dopo un mese, muore nell'ospedale di Schio.Nella notte sull'11, dopo un bombardamento  che  provoca numerose perdite, il nemico ritenta l'assalto. Ricacciato, riprova, ma è nuovamente respinto. Il 12 giugno il battaglione scende a riposo nella località Roccolo di Santorso, donde il 15 passa a Torrebelvicino e a Pieve di Torre. La sera del 21 tramite ferrovia è trasportato a Primolano e da qui, con autocarri a Grigno.Il 23 giunse a Malga Giacomalo da dove il 25 si sposta a Malga Fossetta. Il giorno 27 toglie al nemico Cima Saette e Spitz Keserle, il 28 Malga Pozze. La notte sul 4 luglio si sposta a Monte Palo per agire contro le posizioni nemiche di Corno Campo Bianco, Alle ore 8 del 6 luglio, pattuglie di volontari riescono ad aprire un varco fra i reticolati nemici subito seguite da due plotoni della 16^ che, anche se battuti dal  tiro di mitragliatrici, riescono a portarsi a breve distanza dalle trincee. Contemporaneamente la 76^, occupa un costone roccioso ad est di Q. 1.884. Il violento fuoco d'artiglieria e di fucileria, i continui salti di roccia che costringono gli alpini a passare in stretti passaggi continuamente battuti, rendono estremamente difficile e sanguinosa l'avanzata del battaglione, che, dopo un successivo balzo sulle pendici settentrionali di Monte Forno, si arresta sulle posizioni raggiunte, sistemandole a difesa. Gli attacchi si rinnovano, senza sosta fino a tutto il 9. Intere squadre di volontari sono uccise sotto i reticolati nemici. Così ad onta di tutti gli sforzi del "Cividale" le posizioni rimasero nelle mani del nemico.Il comando del IV° Gruppo Alpini dirige allora gli attacchi del "Cividale" nella zona del Monte Ortigara. Ricevuto nella notte dal 19 al 20 il cambio dal "Val Ellero", passa la notte sulle pendici orientali di Cima delle Saette da dove prosegue nel giorno successivo per Busa della Campanella ad occupare una linea di trinceramenti a sbarramento della Valle dell'Agnello. Il 22, portatosi a Busa dell'Ortigara, inizia con la 16^ l'attacco alle posizioni nemiche riuscendo a raggiungerne i reticolati ma qui, l'intenso fuoco nemico la ferma  infliggendogli numerose perdite. Sostituito nella notte con la 20^ questa, l’indomani riprende la lotta, mentre la 76^ che e’ stata inviata contro la trincea detta: “dei ruderi”, riesce a conquistarla. Di qui il giorno successivo riesce ad avvicinarsi al secondo ordine di trincee nemiche ma, non aiutato dai battaglioni, laterali, i quali non sono riusciti a guadagnare terreno, deve, nella notte ripiegare sulle posizioni di partenza disseminando il terreno di morti e feriti.Lasciate, dopo tre giorni di lotta, le posizioni dell'Ortigara il battaglione ritorna il mattino del 25 a Busa della Campanella e nella sera si sposta sul versante orientale di Cima Saette. Occupate nei giorni successivi le pendici orientali di Monte Chiesa e di monte Cucco di Pozze vi rimane fino a tutto agosto.L' 8 settembre 1916 scende a Grigno e da lì, su autocarri, viene trasportato a Canal San Bovo. Il battaglione, passato a far parte del Nucleo Ferrari, l'11 settembre si trasferisce sulle falde meridionali di Coltorondo, dove, dà  il cambio al 60° battaglione bersaglieri.Tre giorni dopo, tre pattuglie di volontari tentano di sorprendere gli imperiali che presidiano la cima di Coltorondo. La notte tra il 14 ed il 15, all'una, le tre pattuglie iniziano la scalata, riuscendo dopo quattro ore a portarsi  sotto le posizioni nemiche. La caduta nel vuoto di un alpino ed il suo grido, dà l'allarme, ed il nemico con bombe, fucilate e  massi rende vano il loro tentativo. Riparatisi tra le rocce sottostanti vi sostano per tutta la giornata e a notte, rinforzatisi con altri volontari, riprendono la scalata. Riescono a portarsi fin sotto le trincee nemiche ma, di nuovo scoperti, sono attaccati. Si accende così una lotta furiosa, il sottotenente MORELLI, viene ferito e catturato dai nemici (morirà più tardi a Bolzano), gli alpini feriti vengono lanciati nel vuoto, soltanto quelli più indietro riescono a salvarsi e a ripiegare nella notte nelle trincee di partenza.Fallito questo tentativo, il colonnello SAPIENZA, invia il battaglione a raggiungere il "Val Tagliamento", che deve operare contro il Cancenagol. Nel pomeriggio del 16,  la 76^ e la 16^ si ammassano sotto le pendici del Canzenagol, il mattino del 17,  lo scalano rapidamente e, superati due piccoli posti nemici, si gettano contro la linea di reticolati nel tentativo di spezzarla e superarla. Le batterie nemiche rimaste fino allora in silenzio, aprono il  fuoco mentre alcune mitragliatrici appostate in caverne, li colpiscono di fronte e sul fianco destro. Minacciate anche d'aggiramento, da parte del nemico, le due compagnie ripiegano a Campo Coldosè di Sopra. Un nuovo tentativo effettuato il 23 non ha alcun esito e gli alpini,  abbarbicati alle rocce rimangono sotto le posizioni nemiche fino a tutto il 30 riuscendo anche a respingere un attacco, effettuato allo scopo di catturarli. Nei giorni 5 e 6 ottobre, il “Cividale”, concorre all’azione effettuata dal "Val Tagliamento" a Busa Alta,  inchiodando, con scontri violenti, forze nemiche sul Canzenagol. Solo il 13 ottobre il battaglione scende a riposo.La notte sul 27 si porta nuovamente in linea sulla Busa Alta, di cui occupa la cresta con due compagnie, lasciando la 16^ di riserva. Il 3 novembre rimasto ferito il capitano GIROTTO, il comando del battaglione passa al capitano DELLA  BONA. Nella zona di Busa Alta il "Cividale" rimane in trincea dal 27 ottobre 1916 al 31 ottobre 1917, usufruendo in questo periodo, di due turni di riposo, di trenta giorni ciascuno. Quando ha inizia il ripiegamento dell'autunno 1917,  il "Cividale" è riuscito in mesi e mesi di lotte e di lavoro a trasformare la posizione in un comodo rifugio e in una fortezza inespugnabile.Il 31 ottobre il battaglione riceve l'ordine di abbandonare Busa Alta. Sostituito dalla 152^ del “Monte Arvenis” scende di notte a Caoria, dove è impiegato nel traino di cannoni ed alla distruzione di magazzini e depositi. Il 5 novembre, allo scopo di proteggere il ripiegamento della 1^ e 56^ divisione che per il fondo valle deve ripiegare verso il Grappa, il "Cividale" prende posizione sulla linea Ramezza - Monte Pavione - Monte Viderne. La sera dell' 8, quando le divisioni sono già sfilate nel fondo valle, compaiono ad Imer le prime pattuglie nemiche. Nella notte è attaccato da pattuglie armate di mitragliatrici a spalla, le respinge. Avendo raggiunto lo scopo, nella notte stessa e senza che il nemico, si accorga del movimento, ripiega sulla linea  Covolo S. Antonio - Faller - Croce d'Aune - Aurin per proteggere la ritirata di tre corpi d'armata che dal Cadore per la conca di Fonzaso e di Feltre devono ultimare il ripiegamento. L'11 novembre il battaglione, che con la 153^ del "Monte Arvenis" forma la colonna “Della Bona”, ha la seguente dislocazione: la 16^ tra Covolo di S. Antonio e le pendici sud di Col Falcon, la 20^ a Col Falcon, la 76^ a Croce d'Aune.  La compagnia complementi sulle pendici di Monte Avena, la 639^ mitragliatrici alla stretta di Monte Aurin dovendo in tal modo guardare un fronte della lunghezza di 30 km. circa. Nel pomeriggio, sulla strada Salzen – Aune, sfilano lunghe colonne nemiche, che verso sera si scontrarono con il "Cividale".La 20^ attaccata a Col Falcon si batte per due ore riuscendo a tener testa al nemico ma alla fine, quasi completamente aggirata, deve ripiegare su Cima d’Aune ove ha preso posizione la 76^ e là, fino all'alba continuano a tener testa al nemico. La 16^ a sua volta attaccata a Falber, riesce a disimpegnarsi e, nella notte per il sentiero del Cristo di Rana, a raggiungere Fonzaso. E così, la difesa affidatagli è compiuta, dando tempo ai tre corpi d'armata I°, IX° e XII° di completare nella notte tra l'11 ed il 12 il ripiegamento sulle nuove posizioni, ove, deve ricominciare la difesa.Il 12 novembre, avuto l'ordine di ripiegare, il battaglione, allo scopo di rendersi più agile, si divise in due colonne: la prima composta dalla 16^ e dal comando di battaglione nella Valle del Cismon, l'altra, formata dalla 20^ e dalla 76^, ripieganti verso Seren.Il 14 novembre 1917 il "Cividale" ultimo reparto della IV^ armata, ridotto ad un terzo dei suoi effettivi, si ricongiunge alle altre truppe, il 15 si raccoglie a S. Andrea di Cassanego per riordinarsi e passare a far parte del Gruppo Alpino provvisorio “Sirolli”. La notte sul 17 novembre, dopo aver marciato per 14 ore, il battaglione raggiunge il Monte Grappa, nei pressi dell'Osteria della Cibera, il 20 Cason delle Mure e il 21 occupa la linea Monte Fontanel - Monte Solarolo, minacciata dal nemico che il giorno precedente è riuscito ad impadronirsi di alcune quote di Monte Fontanasecca. Mentre la 20^ e la 76^ vanno a rafforzare la linea, la 16^, con un reparto di bersaglieri, contrattacca la cima di Fontanasecca per riprenderla e liberare il Solarolo dalla minaccia nemica ma, il fuoco intenso di mitragliatrici la costringe a rientrare decimata sulle linee dì partenza. Nella notte, la 5^ e la 6^ sez. mitragliatrici, inviate in rinforzo ad un plotone del 149° reggimento fanteria che è dislocato a Q. 1.601 di Monte Solarolo, sono attaccate dagli austriaci che hanno  già occupato la quota. Dopo una furiosa lotta corpo a corpo riescono, benchè ridotte a metà, a risalire sulla cima e  riconquistarla.Il 24 novembre il nemico tenta di completare l'occupazione di Monte Fontanasecca. A fronteggiarli,  è inviata la 20^ che nei giorni precedenti si è rinsanguata con i giovani del 1899. Sembra che il numero soverchiante del nemico debba aver ragione degli alpini, ma, dopo un furioso combattimento gli assalitori sono costretti ad abbandonare il tentativo e a rientrare nelle trincee di partenza. Un altro attacco ritentato il giorno successivo, è nuovamente fermato. Allora gli austriaci sottopongono la 20^ ad un intenso bombardamento, che provoca gravissime perdite. A sera, i superstiti ripiegano nelle trincee del Solarolo.Il 26 sera il "Cividale", è sostituito dal “Monte Arvenis” passando in riserva a Cason delle Mure. Trascorsi 14 giorni di riposo, l' 11 dicembre riceve l'ordine di portarsi sotto Monte Spinoncia per contrattaccare il nemico, che in mattinata è riuscito ad occupare quell'altura. Formate tre colonne d'attacco (a sinistra la 16^, la 76^ al centro e la 20^ a destra) il "Cividale" muove all'attacco. Alle ore 16, la 20^, la prima che viene a contatto con il nemico questa volta germanico, scaccia la Guardia Germanica da Q. 1.240 e la incalza fino alle porte di Salton. Contemporaneamente le altre due compagnie, venute in contatto con reparti germanici, dapprima ne sostengono l'urto poi, passando all’attacco, li ricacciano.Sgombrato il terreno dal nemico, le tre compagnie continuano la marcia verso lo Spinoncia e il 6 dicembre, con altri reparti muovono all'attacco della cresta. Favoriti dalla nebbia gli alpini riescono ad arrivare inosservati fin sotto le linee nemiche ma, un colpo di vento spazza la nebbia scoprendoli. Il nemico, rovescia su di essi una pioggia di bombe, mentre con mitragliatrici appostate sul fianco li prende sotto un fuoco incrociato. I plotoni muovono all'attacco arrivando fin sotto le posizioni nemiche, impegnando i germanici in una lotta corpo a corpo. Gli alpini,  non hanno dietro chi riempia il vuoto creato dai caduti, il nemico da tergo invece si alimenta continuamente con forze fresche. Le compagnia alpine, ridotte a pochi uomini seguitano per giorni a battersi finché il 20, dopo quasi due settimane di lotta, sono costrette ad abbandonare il campo.La gravità delle perdite induce il comando gruppo a far cessare l'attacco, il battaglione viene ritirato per rafforzarsi sulle posizioni raggiunte.Dopo un breve periodo di riposo a Paderno d'Asolo (20 dicembre 1917 - 8 gennaio 1918) il "Cividale" si porta, con la 639^ cp. mitragliatrici Fiat , entrata a far parte del battaglione, nella notte sul 10 sul Monte Valderoa per attaccare i trinceramenti che il nemico occupa sulla vetta. Alle 16.30 del 14 dopo lunga preparazione d’artiglieria, la 76^, preceduta da nuclei di arditi, irrompe nelle trincee austriache, ricacciato, per tre volte ritorna all'assalto e, tre volte il nemico lo costringe a ritirarsi. Sul terreno rimangono i corpi  di oltre cinquanta alpini.Il 27 maggio 1918, su ordine del III° Gruppo Alpino, il battaglione si trasferisce a Bassano e da lì, per ferrovia raggiunge Tirano. L' 8 di giugno e inviato al Passo  Mortirolo a costituire la riserva della 5^ divisione di fanteria. Il 10 giugno lascia il Mortirolo per portarsi a Conca Serodine (Monte Tonale) ove si accampa con tre compagnie, mentre la 20^ prosegue per Cima Bleis per procedere a lavori difensivi sulla linea Poja - Dosso Prepazzone - Corno d'Aule.Il 14 agosto la 20^, si porta sulle posizioni della Forcellina, dalle quali concorre, con gli altri alpini dell' VIII° Gruppo, all'azione per la conquista di Monte Tonale. Dopo un primo successo ottenuto contro le trincee austriache comprese fra il Torrione dell'Albiolo e la Q. 2.924, la compagnia al comando del capitano BERGAMO è sottoposta ad un intenso bombardamento e contrattaccata dalle fanterie austriache. Dopo una lotta furiosa, i superstiti riescono a disimpegnarsi e a sera, ad azione sospesa, i plotoni scendono a Conca Montozzo. Il 16 agosto il battaglione tutto riunito scende a Conca Serodine dove riprende i lavori di difesa sulla linea che per Cadì si ricongiunge al Tonale.Il 15 settembre il "Cividale" è trasportato in ferrovia a Tavernelle, poi a Vicenza e da qui, per via ordinaria raggiunge Chiampo dove passa a far parte del XX° Gruppo Alpino in formazione.Il 14 ottobre lascia Chiampo per portarsi sul Grappa e concorrere con le truppe del1' 80^ divisione all'azione contro il solco di Seren. Alle 17 del giorno 25, posto a disposizione della brigata “Lombardia”, si ammassa nelle trincee che da Col dell'Orso portano alla Q. 1.676. Il  26 ottobre, ha l’ordine di attaccare, per la dorsale del Solarolo, le difese austriache di Q. 1.676. Alle 14.30 il battaglione, sebbene risulti che i varchi nei reticolati non sono stati del tutto aperti dal fuoco dell’ artiglieria, inizia l’avanzata sotto i colpi dell'artiglieria nemica.I posti avanzati fra Q. 1.671 e Q. 1.676 sono travolti, ma gli sforzi per aprirsi un varco nei reticolati della difesa principale falliscono ripetutamente. Altri tentativi, effettuati il giorno successivo, di prendere di fianco le posizioni non riescono. Alle 18 il "Cividale", ricevuto l’ordine dal comando del 73° fanteria di sospendere l'azione, rientra nelle trincee di partenza dopo aver avuto 32 morti, 134 feriti e 10 dispersi . Nei giorni che seguono, è un susseguirsi di pattuglie che attaccano il nemico.Nella notte sul 31 alcune pattuglie segnalano che il nemico sta abbandonando le posizioni, il battaglione,  balza dalle trincee e si lancia all’attacco del monte e all'inseguimento degli austriaci. Alle 8, rotte le ultime resistenze della retroguardia nemica, tutto il Solarolo e Q. 1.601 sono in mani italiane. Alle 9 raggiunge Fontanasecca, snida gli ultimi austriaci rimasti a proteggere la ritirata del grosso, ed insegue il nemico, fino a Seren. Il 1° novembre il battaglione è a Feltre ed il 4 novembre, mentre l'avanguardia dell' 80^ Divisione, procede per Canal San Bovo e Forcella Sadole, giunge la notizia dell’armistizio.