BTG " PIVE DI TECO "

07.01.2013 14:01

Battaglione Alpini " PIEVE DI TECO "

05.01.2013 10:42

 

Suo progenitore è il btg “Alto Tanaro” (cp 1^-2^-3^) di stanza a Pieve di Teco inquadrato nel 1° reggimento alpini. Nel 1887 cambia denominazione diventando btg “Pieve di Teco” (cp 2^-3^-8^) nappina rossa.
Durante la prima guerra d’Africa, nel 1895, gli uomini del “Pieve” ebbero il battesimo del fuoco. Soltanto nove alpini, dei numerosi partiti volontari, ritornarono in Patria; gli altri caddero gloriosamente ad Adua. Una medaglia d’argento e due di bronzo alla memoria, una d’argento e una di bronzo ai superstiti. testimoniano di che tempra fossero fin da allora gli uomini del “Pieve”.
Allo scoppio della 1^ Guerra Mondiale vengono formate le cp 107^ e 115^che verranno cedute al btg “Monte Saccarello” (cp 107^-115^-120^).
Figlio del Pieve di Teco è anche il btg “Valle Arroscia” (cp 202^-203^-208^).
All’inizio delle ostilità si trova dislocato in alta Carnia dove ha costruito due strade, una in Val Raccolana, l’altra in Val Dogna, due arterie utili per i rifornimenti .Nella prima decade di maggio 1915 si avvicina alla linea di confine e si disloca con i vari reparti a Sella Nevea, ricovero Canin , Sella Grubia,al Cregnedul e a Sella La Buia.
La sera del 23 maggio le artiglierie nemiche dei forti Predil e Raibl  aprono il fuoco sugli accampamenti degli alpini. L’obiettivo del btg è dato dalla conquista dei Passi di Prevala e Rombon ; il 25 maggio la 3^ cp unitamente alla 203^ scaccia il nemico da Sella Prevala, due giorni dopo  conquista la Sella Rombon e vi rimane a presidio. Vengono approntati lavori di rafforzamento. Il nemico bombarda le nostre linee e le batte con raffiche di mitragliatrici e scariche di fucileria che infliggono perdite al battaglione.
Ai primi d’agosto riceve istruzioni per l’attacco e l’occupazione di Monte Cukla. All’azione partecipa la 3^ compagnia che il giorno 13 si porta a Krnica Planina per far parte unitamente alle cp 1^ e 4^ del “Ceva “del “battaglione speciale Bes” dal nome del comandante, 1° capitano Celestino Bes. Il 23 agosto questo battaglione riceve l’ordine d’attacco.
La 3^ cp partendo dai pressi di quota 2038, deve percorrere il solco che da quel punto raggiunge la parte sud-ovest di Monte Cukla tentandone l’avvolgimento da quella parte. Altri itinerari sono assegnati alle rimanenti compagnie. A giorno fatto tre colonne muovono verso gli obiettivi stabiliti mentre la nostra artiglieria apre il fuoco contro le posizioni avversarie. La 3^ cp incontra impreviste difficoltà di terreno che ne ritardano la marcia. L’assalto di sorpresa è condotto dalla 1^ cp , poco dopo giungono sulla posizione  la 3^ e la 4^ che completano l’occupazione del Cukla.
Le compagnie 107^,115^ del “Pieve di Teco” , la 13^ del “Borgo San Dalmazzo” e l’80^ del “Saluzzo” sono destinate ad occupare la conca di Findenegg Hutte ed i forti trinceramenti di Krunn-Bach.
La 115^ muove all’alba da Barenlahn e dopo aver percorso un terreno difficilissimo riesce ad occupare il Kastrein Spitzen suo immediato obiettivo. Incoraggiata dal successo procede verso la forcella di Mose Scharte ma i ripetuti assalti sono fermati dal fuoco avversario.
La 107^ in quel giorno ed in quelli seguenti, in concorso con altri reparti,si prodiga in sanguinosi tentativi contro formidabili difese che impediscono il successo.
Il 27 agosto sul Monte Rombon rifulgono l’ardire e lo spirito combattivo della 3^ compagnia che fa sempre parte del “battaglione Bes”.
La 1^ e 4^ cp andranno all’attacco da ovest mentre la 3^ da sud. Il btg” Val Ellerro “agirà contro le falde sud seguendo il sentiero Goricica-Monte Rombon.
Il terreno è impervio e difficile e le posizioni occupate dal nemico dominano le direttrici d’attacco. La 3^ cp  partendo dal suo accampamento per un erto canalone raggiunge le pendici meridionali del monte fra le quote 1800-2000.
L’avversario reso sospettoso da attività di pattuglie nei giorni precedenti, lancia numerosi razzi illuminanti ma ciò nonostante si giunge a contatto con le difese nemiche. Viene aperto un intenso fuoco di fucileria e vengono lanciati sassi che rotolando travolgono i nostri. Due sole pattuglie raggiungono la cresta del monte, vengono impiegati i rincalzi mentre la 3^ cp salendo la ripida china conquista alla baionetta due trincee nemiche. Tutto sembra volgere a  favore ma lo scarso potere offensivo ed il mancato arrivo dei rinforzi la costringono a fermarsi sotto un uragano di colpi prima e ripiegare successivamente. Durante questa fase,un gruppetto di 8 alpini per non cadere prigioniero si precipita in un sottostante burrone; alcuni trovano la morte, altri riportano gravi ferite.
Il 29 agosto anche le compagnie 2^ e 8^ vengono inviate a rinforzo delle truppe dislocate sul Cukla.
Il 9 settembre,gli austriaci favoriti dalla nebbia e dopo un cannoneggiamento attaccano le posizioni di Kastrein Spitzen tenute dalla 115^ ma vengono respinti dopo un’ora di combattimenti.
Il 12 settembre le cp 2^,3^,8^ che fanno parte della “colonna Gambi” unitamente ad altri reparti, partecipano ad una nuova azione volta alla conquista del Rombon. In fase di preparazione, vengono inviate numerose pattuglie esploranti per una migliore conoscenza del terreno. L’8^ cp partecipa direttamente all’ assalto mentre le altre due sono tenute in posizione di rincalzo. Senza preparazione d’artiglieria, la cp risale le falde del Monte Rombon e si spinge sino alle trincee austriache. Il nemico apre un violento e micidiale fuoco con le mitragliatrici che provocano forti perdite tra gli alpini che non ripiegano ma si attestano con opere difensive sul Romboncino. Anche le altre compagnie subiscono perdite in un tentativo d’avanzata sulla destra del Cukla.
Nella notte sul 27 novembre, le tre compagnie scendono a Krnica Planina ed il giorno successivo raggiungono Serpenizza dove assumono temporaneamente la denominazione di “Pieve di Teco bis”.
Nei primi giorni di gennaio 1916 il battaglione viene inviato ad occupare le posizioni già tenute in precedenza e cioè la linea Romboncino-colletta del Cukla-Monte Cukla e sue pendici sud-est.
Il mattino del 12 febbraio, approfittando dell’inclemenza del tempo e dalla numerosa quantità di neve, due compagnie austriache in tuta bianca,riescono a raggiungere non viste il trinceramento sul Cukla difeso da tre piccole postazioni che vengono neutralizzate (catturati 1 ufficiale e 82 alpini). Non essendo le forze sufficienti per un immediato contrattacco vengono fatte affluire truppe per contenere i tentativi nemici d’ampliare la zona conquistata.
Verso sera giunge il battaglione “Bassano”,il giorno successivo il battaglione” Exilles” ed una compagnia del 6° reggimento fanteria. Mentre le compagnie del ”Bassano” e del” Pieve di Teco bis” punteranno sulla sinistra da nord-ovest e sud-ovest, il “Val Ellero” rinforzato da reparti del 6° fanteria terrà le posizioni a sud del Cukla a quota 1582. L’8^ cp  unitamente ad una compagnia del 6° fanteria presidierà la posizione a quota 2115 alla colletta del Cukla.Il battaglione “Exilles” di riserva, il XXVII btg bersaglieri di riserva a Krnica Planina.
Nel pomeriggio l’artiglieria apre il fuoco ed i reparti si lanciano all’attacco ma i pendii scoscesi ed il fuoco nemico non permettono il successo dell’azione .Due giorni dopo l’8^ cp perde una posizione che non è possibile riconquistare nonostante numerosi e sanguinosi tentativi.
Il 23 febbraio il “Val Tanaro” sostituisce in linea il “Pieve di Teco bis” che scende a Serpenizza per spostarsi il 2 marzo a Luico ed il giorno 3 a Villa Santina.
I superstiti delle compagnie 2^ , 3^ , 8^ dal 10 al 14 marzo vengono incorporati  dai btg “Exilles”, “Bassano” e “Cividale” mentre le restanti compagnie 107^ e 115^ del “Pieve di Teco” di stanza in Carnia, il 21 marzo 1916 passano a far parte del battaglione “Monte Saccarello”.


Il 9  luglio 1925 viene ricostituito a Mondovì il battaglione “Pieve di Teco” del 1° reggimento alpini con le compagnie 2^ e 3^;nel maggio 1926 riprende vita l’ottava cp. Il 13 dicembre alla presenza del Principe di Piemonte, il btg riceve in Oneglia il gagliardetto offerto dalla sezione A.N.A. “Alpi Marittime”.
Nel 1935 il battaglione  ( cp 2^, 3^, 8^, 102^)è in organico alla 4^ divisione alpina “Cuneense”.
A fine anno è inquadrato (cp comando, 2^, 3^, 8^, 107^) nel 7° reggimento alpini della 5^ divisione alpina “Pusteria” per l’impiego in Africa Orientale. Nel VII° battaglione complementi la 603^ compagnia è quella che inquadra i rincalzi per il battaglione.  Parte il 6  gennaio  1936 da Napoli imbarcato sulla nave “Conte Grande” e giunge il 12 gennaio a Massaua dove sbarca. Tra il 21 e 22 gennaio è trasportato in autocarro presso la conca di Enda Mariam da dove è spinto in avanguardia sul Fers Mai a rinforzo della divisione “Gavinana”.
Il 1° febbraio il comando superiore decide di lanciare la “Pusteria” verso Makallè ; l’avanzata verso l’Amba Alagi e Dessiè è preclusa dall’Amba Aradam difesa da 80.000 armati. Le divisioni del I° corpo d’armata “Pusteria”,”Sabauda” e “3 gennaio” e quelle del III° corpo d’armata dal 10 al 12 febbraio si concentrano e preparano l’attacco che avviene il giorno 15.
La vetta dell’Amba Aradam viene raggiunta il giorno seguente da reparti del “Pieve di Teco”  e unità della “23 marzo”. Il 28 cade l’Amba Alagi.
Nell’azione volta alla conquista dell’Amba Uork , il 27 febbraio,cade il S.Ten Antonio Cicirello del VII° btg complementi 603^ cp che verrà decorato di medaglia d’Oro alla memoria.
Nel corso della battaglia di Mai Ceu al Passo Mecan il battaglione subisce 16 caduti e 60 feriti  meritando la medaglia d’Argento al Valor Militare:
“Con ferma tenacia ed indomito valore,sosteneva l’urto di soverchianti ed agguerrite masse abissine guidate dallo stesso imperatore, infrangendone la pervicace baldanza Durante tredici ore di aspra battaglia, decisiva per le sorti della guerra, riaffermava in terra africana le tradizionali virtù guerriere della gente di montagna.” Passo Mecan (Africa Orientale),31 marzo-3 aprile 1936.
Ad aprile 1937, terminato l’impiego africano torna in carico al 1° alpini.
Ad agosto  1939 viene mobilitato il battaglione “Valle Arroscia” assegnato al 6° gruppo alpini valle. Sarà sciolto il 13 ottobre 1940.
Allo scoppio delle ostilità contro la Francia, il battaglione al comando del maggiore Claudio Ranalli è in riserva nella Valle Gesso.Il 23 giugno è messo a disposizione del 2° reggimento alpini che punta su Grande Serenne in Val Ubaye. Il battaglione muove con due compagnie da Cabane de Bergere e con una marcia resa difficile da neve e slavine raggiunge le pendici di quota 2377 a sud est del Vallon de Chillot. Il giorno successivo rimane su queste posizioni a causa di bufere di neve che impediscono ogni movimento. Il 25 giugno alle ore 1,35 entra in vigore l’armistizio.
Il 28 ottobre 1940 inizia la guerra contro la Grecia.
Il battaglione al comando del Ten.Col. Ranalli giunge  a mezzo ferrovia a Bari dove è imbarcato. Giunge a Durazzo il 15 dicembre. Tra il 18 e 20 dicembre i btg “Mondovì” e “Pieve di Teco”  messi a disposizione della divisione Tridentina danno il cambio ai btg “Tirano” e “Morbegno” sulle posizioni del Bregu i Math a quota 1731. Il freddo intenso e la tormenta rendono lo schieramento sulle posizioni particolarmente pesante. Nel pomeriggio del 20 soverchianti forze nemiche attaccano la linea con l’intento di aggirarla. Cade tra i primi il comandante della 3^ cp capitano Camillo Rossi. Gli alpini tenacemente si difendono mentre il “Mondovì” contrattacca e volge in fuga il nemico che ripiega su quota 1552. La sera stessa il battaglione completa lo schieramento sul Faqja Gurit ed occupa le quote di 1620 e 1655 del Bregu i Math. Viene dislocata sulla dorsale Maia e Korbiet-Br – Bregu i Math la 48^ cp del “Tirano” quale rincalzo del “Pieve di Teco”.
Il giorno 21 attacchi da parte dei greci sono respinti. Il nemico non si rassegna alla perdita delle due importanti quote e alle ore 9 del 24 dopo una preparazione di artiglieria e mortai, sferra un poderoso attacco nel tratto di fronte tenuto dal battaglione. Il  combattimento si protrae fino al pomeriggio quando i  greci si ritirano con gravi perdite. Il “Pieve di Teco” lamenta 5 sottufficiali e alpini morti ed una ventina di feriti.
Nel corso della resistenza, cade il sergente maggiore Annibale Pagliarin al quale verrà conferita la massima medaglia al valore.
Tra il 29 e 30 dicembre forze stimate a due battaglioni attaccano in massa le due quote. Le posizioni vengono perse e riprese in alterne vicende ma la tenacia degli alpini ha la meglio. I greci sono respinti.
Su questo fronte infierisce il maltempo con vento fortissimo, pioggia e tormente che arrecano gravi sofferenze agli alpini in particolare a quelli dislocati alle quote maggiori. Sono numerosi i casi di congelamento dovuti sia al clima sia ai pochi ed insufficienti mezzi di riparo; infatti i teli tenda,le coperte, la mantellina fradici ed induriti dal gelo non possono essere asciugati data l’impossibilità di accendere fuochi per le persistenti bufere.
Il 31 dicembre a fronte dell’aumento massiccio di forze greche, i reparti ripiegano sulla linea Bregu i Math –Squimari e Monte Beshenich con i battaglioni schierati nell’ordine : “Ceva” , “Pieve di Teco”, “Morbegno” , “Tirano” , “Edolo”, il btg “Mondovì” di riserva.
Il 20 gennaio 1941 il battaglione è posizionato al centro dello schieramento del XXVI° corpo d’armata, dal Devoli al Tomorezza in attesa dell’ordine per l’offensiva volta ad alleggerire la pressione nemica contro la “Pusteria”. Causa il protrarsi del maltempo (interruzione dei collegamenti telefonici,mulattiere trasformate in torrenti di fango, rifornimenti viveri e munizioni inesistenti, passerelle sui fiumi spazzate dalle piene,uomini e quadrupedi ridotti allo sfinimento dalle condizioni climatiche), il mattino del 24 ha luogo l’attacco ed i reparti della “Cuneense” dopo furiosi combattimenti avanzano di alcuni chilometri sino al costone orientale di Maja e Korbiet. Segue un periodo di calma sino al 13 febbraio quando i greci attaccano in forze ma la pronta reazione degli alpini, appoggiati dall’artiglieria, stronca anche questo tentativo.
Nella seconda quindicina di marzo,si riunisce al resto della “Cuneense” per essere impiegato sul fronte albanese-jugoslavo. Il 6 aprile inizia la campagna contro la Jugoslavia, il battaglione è schierato col 1° reggimento,il battaglione “Dronero” e due batterie del gruppo “Mondovì” su un fronte di 20 chilometri tra Bocea a nord e Smolliku e Poster a sud. Il 9 aprile il 1° reggimento inizia la marcia da Zerbagjan su Maqellara oltre il Drin. Il 10 conquista Banjiste, il giorno successivo occupa due villaggi e la sera entra in Dibra. Il 18 aprile entra in vigore l’armistizio.
A Durazzo il 15 maggio 1941 ha inizio l’imbarco dei reparti della “Cuneense” per il rimpatrio. Sbarcati a Bari, si trasferiscono a mezzo ferrovia nelle loro sede stanziali. Il battaglione è posizionato : cp 2^ - 3^ -102^ a.a. ,Chiusa Pesio; 8^ cp ,Roccaforte Mondovì. 
Il battaglione ,per il valore dimostrato, concorre con gli altri reparti alla concessione alla bandiera del 1° reggimento alpini della medaglia d’argento al valor militare.                
Il 20 giugno 1942 si costituisce il 104° reggimento alpini di marcia (complementi per la divisione “Cuneense”) su due battaglioni e otto compagnie; la 604^ è quella destinata al “Pieve di Teco”.
Nel luglio 1942 parte per la Russia (cp: comando,2^, 3^, 8^,102^ armi accompagnamento) magg. Carmelo Catanoso  dove seguirà la tragica fine della “divisione martire Cuneense”.
Nel settembre il corpo d’armata alpino viene schierato sulla sponda destra del fiume Don. Lo sviluppo del fronte assegnato alla “Cuneense” è di circa 30 chilometri. Il battaglione “Pieve di Teco” è tenuto di riserva in secondo scaglione a Topilo; con la batteria “Villanova” costituisce un gruppo d’intervento a disposizione del comando di corpo d’armata.
Il 16 dicembre la “Julia” riceve l’ordine di impiego in altro settore; viene assegnata al corpo d’armata alpino in sostituzione la divisione di fanteria “Vicenza”.
Nel primo pomeriggio del 18 dicembre, il battaglione muove dai suoi accantonamenti per portarsi in primo scaglione nel sottosettore sud della “Vicenza” e dare il cambio al btg “Cividale” della “Julia”. Durante la marcia che dura sino al mattino successivo con temperatura intorno ai 40 gradi sotto zero,numerosi alpini vengono colpiti da congelamento. Si schiera in linea su un settore ampio oltre 7 chilometri con le compagnie nell’ordine 8^ , 2^ , 3^ rinforzate dalla 102^ a.a.. Sino al 17 gennaio subirà la perdita di 2 graduati e 5 alpini caduti e 3 ufficiali,1 sottufficiale,1 graduato e 5 alpini feriti. Nelle immediate retrovie c’è la base logistica ad Arkangelskoi con il drappello salmerie (cap. Riccardo Lunati) e 33 autocarrette (s.ten. Antonio Barbazza). Un’altra aliquota di salmerie è a Rossosch (ten. Michele Battiati).
Il 15 gennaio 1943 il ten.col. Mulattieri comandante del sottosettore sud della “Vicenza”, del quale fa parte il “Pieve di Teco”, in seguito ad ordini ricevuti, mette in stato d’allarme i reparti.
In relazione a ciò viene disposto che le salmerie presenti a Rossosch rientrino al battaglione, ma appena uscito dall’abitato il piccolo reparto viene attaccato dai partigiani che però vengono respinti e dispersi consentendo al reparto di raggiungere la sua destinazione.
Il giorno successivo il comando della “Vicenza” dirama le disposizioni da attuare in caso d’arretramento dello schieramento in atto sul Don. Il “Pieve di Teco” dovrebbe raggiungere Popowka e sistemarsi a difesa. Il maggiore Catanoso fa affluire a ciascuna compagnia 44 quadrupedi e 12 slitte; i reparti devono muovere con tutte le munizioni disponibili, le scorte viveri ordinari e di riserva, le slitte ambulanza nonché gli oggetti strettamente necessari.
Entro il mattino del 18 il “Pieve di Teco” deve raggiungere Popowka per gli itinerari disponibili a sud della pista Kureny-Beresniaji-Sudiewka-Ivanowka. Alle ore 15 del 17 dicembre  inizia il ripiegamento della base logistica ; alle 16 della 3^ (cap. Pasquale Brioso) ed 8^ (ten. Giulio Parodi) cp, mentre alle 16,30 muovono il comando battaglione, la cp comando (cap. Mario Mazzetta) la 2^ (cap. Pietro Morena) e la 102^ a.a. (cap. Daniele Grossi). A protezione rimangono in linea un plotone della 2^ cp (ten. Francesco Bruzzone) ed una squadra fucilieri dell’8^ cp (serg.magg. Sisto Parodi).L’azione di sganciamento non viene notata dai russi ed avviene nel più perfetto ordine. Con il “Pieve di Teco” vi è la batteria di formazione “Villanova”.
Alle ore 20 il battaglione e la batteria partono da Arkangelskoie per Popowka con la 3^ cp in avanguardia e la 2^ di retroguardia. Nonostante il freddo intenso e l’intralcio di colonne di slitte in ripiegamento fra le ore 8 e le 10 del 18 gennaio i reparti raggiungono Popowka dove già staziona la colonna della base logistica.
La colonna di autocarrette rimane indietro ed inutilmente cerca di raggiungere il battaglione; il 18 raggiunge Podgornoe in una marea di slitte e mezzi di ogni genere e non potendo proseguire per mancanza di carburante i mezzi vengono resi inutilizzabili. Parte degli autisti riuscirà con una marcia forzata a ricongiungersi al battaglione.
In base agli ordini emanati dal comando della “Vicenza” il “Pieve di Teco” il mattino del 19 deve trasferirsi da Popowka a Samoilenkov. Giunta l’ora stabilita e non arrivando il responsabile dell’incolonnamento dei reparti, alle 3,30 il magg. Catanoso prende l’iniziativa ed ordina al battaglione di iniziare la marcia.
A causa dell’ingorgo di uomini e mezzi, il battaglione procede fuori pista tra l’abbondante neve e alle ore 12 arriva a Samoilenkov.Verso le ore 14 distacca presso una fattoria fuori dell’abitato il 1° plotone della 3^ cp al comando del s.ten. Elio Ricci a protezione delle truppe in sosta. All’imbrunire il plotone riceve l’ordine di rientrare ma attaccato da forti nuclei di partigiani deve sganciarsi e proseguire verso ovest. Il giorno successivo si unirà alla colonna della “Tridentina” partecipando anche alla battaglia di Nikolajewka.
Alle ore 17 del 19 gennaio il comando di corpo d’armata alpino si collega via radio con il comando della divisione “Vicenza” ed è l’unico ed ultimo collegamento che effettua con reparti dipendenti. Il radiogramma indica la destinazione: ovest di Skororib su abitato Sowi Wirtsk Lesnisankij a sud di Postojalij ove punta anche il 5° rgt alpini.
Due ore dopo la divisione “Vicenza” muove con in avanguardia il “Pieve di Teco”.La punta dell’avanguardia è costituita dalla 2^ cp. con la batteria “Villanova” e un plotone pezzi della 102^ a.a.. Assieme ad essa marciano una guida russa ed un interprete. Verso l’una del 20 gennaio il magg. Catanoso resosi conto che l’avanguardia sta piegando verso Skororib, a mezzo di uno sciatore comunica di riprendere il movimento verso la giusta direzione. Corretta la marcia, la compagnia è fatta oggetto di un notevole fuoco proveniente da alcuni fabbricati a sud ovest di Lesnisankij. I rimanenti reparti del battaglione aggirano l’abitato sulla destra e dopo aver immobilizzato tre carri amati all’alba irrompono all’assalto occupando il paese.
Nel primo pomeriggio del 20 il capo si stato maggiore della “Vicenza” riceve dal gen. Martinat l’ordine di movimento per tappe successive:21 gennaio Nowo Kharlowka, 22 Limarewka,23 Seljakino,24 Warwarowka,25 Bolschije Lipjagj (Troitzoje) Malakejwka,26 Valujki. Purtroppo quest’ultima località sin dal giorno 19 è stata conquistata dai russi.
La colonna della “Vicenza” muove verso la prima tappa all’imbrunire del giorno 20 , attacchi vengono portati da partigiani all’altezza del battaglione “Pieve di Teco” ma sono respinti. Nella tarda mattinata del 21 la prima tappa è raggiunta. Gli alpini si sistemano nelle isbe per concedersi un po’ di riposo. La sosta è breve perché bisogna procedere verso Limarewka che verrà raggiunta all’alba del giorno 22. In questa località si riunisce al “Pieve di Teco” la 1^ sezione sanità rimasta isolata dalla colonna del 1° alpini. Durante la sosta viene presa in esame la situazione dei feriti e congelati ; le 4 slitte ambulanza del battaglione sono sovraccariche e così pure altre slitte che vengono utilizzate per il trasporto di alpini debilitati. In un’isba viene organizzato un ospedale da campo dove vengono ricoverati gli intrasportabili sia del battaglione che dei reparti della “Vicenza”. All’imbrunire la colonna riprende il movimento verso la terza tappa giungendo a notte fonda a Seljakino. Il grosso borgo è fortemente presidiato da unità motorizzate ed elementi partigiani che dispersi nella mattinata dal grosso della “Tridentina”, sono tornati ad occupare in forze il paese.
All’alba del 23 reparti della “Vicenza” appoggiati al tiro delle batterie e da 2 semoventi germanici penetrano nell’abitato che verrà superato dopo continui combattimenti. Gli alpini si aprono la strada lanciando bombe a mano e facendo fuoco contro gli avversari appostati lungo le strade e nelle case ma subiscono ingenti perdite.
La colonna s’assottiglia e continua la marcia ; alle ore 8 giunge in un ampio pianoro non lontano da Ossadtschij e si ferma per il riordino dei reparti. Dopo l’avvistamento da parte di un aereo da ricognizione, giunge sulla colonna un violento fuoco di mortai e cannoncini che provocano il panico e forti perdite.
Il “Pieve di Teco” che sosta a lato della pista è centrato da numerosi colpi che provocano fra gli altri la perdita del cap. Amorella e delle slitte ambulanza cariche di feriti. In questa situazione rifulge la figura del cappellano del battaglione, padre Giuseppe Vallarino che sprezzante del pericolo e sotto l’infuriare del fuoco nemico si porta in mezzo ai feriti e moribondi per esercitare il suo ministero Morirà in prigionia ed alla sua memoria sarà concessa la Medaglia d’Argento al valor militare.
Compare una formazione di carri armati con fucilieri in coperta. Le armi di bordo dei carri sparano con particolare accanimento contro le slitte cariche di feriti e congelati. Il “Pieve”  è costretto a ripiegare, a protezione rimangono un plotone pezzi da 47/32 della 102 ^ (S.Ten.Carlo Giordano) ed un gruppo di alpini al comando del S.Ten. Giovanni Canestrini.  Il Sottotenente Giordano cade accanto ai pezzi ed alla sua memoria verrà conferita la medaglia d’argento al valor militare. Altri sono catturati fra i quali il Sottotenente Canestrini che si era lanciato contro un carro cercando d’infilare una bomba a mano nella torretta.
La batteria “Villanova” riesce a distruggere 7 carri nemici; la colonna della “Vicenza” si ferma nella zona di Ossadtschij dove viene raggiunta dal battaglione. Alle ore 22 del 23 gennaio la colonna riordinata e con il battaglione in avanguardia si muove verso ovest. Alle ore 4 del 24 dopo una marcia nella neve alta,con vento gelido e temperature di meno 30, la colonna si ferma. Il movimento è ripreso alle 5  in mezzo all’infuriare di una bufera di neve fino alle 12 quando viene catturata una pattuglia russa. Sosta in un villaggio. Gli artiglieri della batteria “Villanova” per mancanza di munizioni abbandonano gli ultimi pezzi dopo averli resi inutilizzabili.
Il mattino del 25 si riprende la marcia verso Bolschije Lipjagj. Dopo un’ora di marcia la testa della colonna viene attaccata da forze russe asserragliate in un abitato e numerosi colpi di mortaio cadono sull’ottava compagnia che perde 2 sottufficiali e 7 alpini. Il battaglione schiera per l’attacco la 2^ cp , l’8^ cp  ed un plotone della compagnia comando di battaglione (serg.magg. Olivio Novaro) con l’appoggio del plotone mortai da 81 (ten. Alessandro Gaino) della 102^. Gli alpini attaccano con irruenza e dopo breve combattimento costringono i nemici alla fuga. Vengono catturati prigionieri, armi e munizioni ed inoltre vengono liberati un centinaio di genieri alpini del XXX° btg guastatori caduti prigionieri il giorno precedente. Cessato il combattimento un plotone dell’ottava compagnia al comando del tenente Andrea Gerbolini si schiera all’ingresso dell’abitato a protezione del fianco sinistro della colonna durante lo sfilamento tra le isbe. Appena la coda della colonna supera il villaggio, il plotone viene attaccato da un grosso contingente di partigiani. Il tenente Gerbolini benché minorato per congelamento agli arti inferiori oppone una disperata resistenza animando i suoi alpini; ferito gravemente viene catturato con alcuni superstiti e morirà in prigionia nel campo di Krinovaj meritando la medaglia d’oro al valor militare.
A sera inoltrata la colonna raggiunge Bolschije Lipjagj dove sosta ; all’alba si rimette in marcia verso Valujki.
In avanguardia  il “Pieve” ridotto di uomini, armi e munizioni. La marcia prosegue sino alle 10 quando vengono avvistati gruppi di cavalieri nemici. Verso le 13 giunge in vista di Valujki e prende contatto con un consistente schieramento nemico mentre alle spalle della colonna si profilano nuclei di russi a cavallo. L’attacco viene sferrato  e durante il combattimento cade il sergente maggiore Francesco Solimano alla cui memoria sarà conferita la massima onorificenza al valore. L’azione si trasforma subito in violentissimo combattimento, vengono sparati gli ultimi colpi di mortaio e di cannone 47/32. La 2^ cp contrasta nuclei di cavalleria che tentano di piombare sul tergo della colonna. Le altre compagnie si trovano chiuse nel cerchio che la cavalleria cosacca, i partigiani ed i carri vanno stringendo attorno all’esausta colonna.
Gli alpini non si danno per vinti. La compagnia comando con il capitano Mario Mazzetta (medaglia d’argento) si lancia all’assalto alla baionetta per aprirsi un varco; l’ottava compagnia guidata dal ten. Giulio Parodi (medaglia di bronzo) contrassalta gruppi di partigiani. Cade il comandante della 3^ cp, capitano  Pasquale Brioso (medaglia d’argento). La stessa onorificenza viene conferita al capitano Lunati che con gli alpini dei servizi si batte come un leone. Il tenente Italo D’Eramo al comando di un plotone di formazione cade da eroe meritando alla memoria la medaglia d’oro.
Alle ore 15 i russi accerchiano l’intera colonna e la resa viene intimata al gen. Pascolini.
Accettata la resa, il maggiore Catanoso dispone l’ordine di cessare il fuoco e abbassare le armi. Il capitano Morena della 2^ cp prima di arrendersi fa presentare le armi ai caduti. Sono circa le 16 del 26 gennaio 1943.
L’ordine di resa non raggiunge un centinaio di alpini che le vicende dei combattimenti avevano isolato dalla colonna. Questo gruppo spera con il favore dell’oscurità di riuscire a sganciarsi e si rimette in movimento ma purtroppo viene individuato e dopo un impari combattimento i superstiti vengono avviati in prigionia.
Cade il cap.Daniele Grossi comandante della 102^ (medaglia d’argento) mentre è ferito il capitano Lunati.
Fra gli innumerevoli caduti e dispersi  sono da ricordare il tenente Eugenio Baldi,il sottotenente Gastone Varese,il caporal maggiore Enrico Astegiano, l’alpino Sergio Cerboncini tutti decorati di medaglia d’argento al valore Particolare menzione merita il caporal maggiore radiotelegrafista Giuseppe Trentarossi il quale durante le dure marce non abbandona mai la pesante stazione radio che porta sulle spalle. Quando quest’ultima viene danneggiata da una scheggia, partecipa ai combattimenti dove risulta disperso a Valujki. Alla sua memoria viene concessa la medaglia d’argento al valor militare.
Gli alpini verranno radunati a Valujki e dal 29 gennaio inizieranno le terribili marce del “davai” verso i campi di prigionia da dove tra il maggio ed il luglio 1946 pochissimi sopravvissuti saranno rimpatriati.
Dei 37 ufficiali del battaglione “Pieve di Teco” soltanto 4 sfuggono alla prigionia mentre da questa ne rientrano solamente 5 (magg.Catanoso,cap. Morena, s.ten.Spina , xxx,xxx). In prigionia decedeva meritando la massima onorificenza alla memoria il sottotenente medico  Giuseppe Mendozza.
Il battaglione in concorso con gli altri reparti merita alla bandiera del 1° reggimento alpini la medaglia d’oro al valor militare.
Il 6 marzo cominciano a partire da Gomel le tradotte che portano in Italia i superstiti del corpo d’armata alpino. Il 15 parte l’ultimo convoglio ed il 24 tutti sono in Patria.
Il “Pieve di Teco” viene ricostituito (magg. Carlo Ranieri)  e dislocato a Chiusa  sull’Isarco in Alto Adige dove viene raggiunto dall’armistizio dell’otto settembre. Dopo combattimenti contro i tedeschi i reparti sono disarmati ed inviati in prigionia in Germania.
Il battaglione non è più ricostituito.

Motto: "Priscos ad fines nitor"