Caserma Vian

08.01.2013 17:42

Caserma "Ignazio Vian" - San Rocco Castagnaretta (CN)

Costruita negli anni 1938-39 per l’addestramento delle reclute, nel dopoguerra è intitolata al partigiano Vian. La struttura è composta da una palazzina comando, palazzina corpo di guardia e parlatorio. Nell’ampia area trovano posto poi il padiglione cucina e mensa truppa, le casermette per le varie compagnie, posto infermeria, palestra, cinema e sale di ricreazione.Vari spazi sono dedicati allo sport.
Dall’8 settembre 1976 il Reparto occupante la caserma, B.A.R. “Cuneense” (prima B.A.R. “Orobica”), che si occupa delle reclute assume il nome di battaglione alpini “Mondovì” preposto all’addestramento delle reclute della brigata “Taurinense” e dei supporti del 4° CAA., fino al suo scioglimento, avvenuto il 30 agosto 1997.
Dal  1° settembre 1997 è sede del 2° Rgt. Alpini. proveniente dalla “Mario FIORE” di Borgo San Dalmazzo.

Tenente Cpl. Vian Ignazio
Venezia, 9 febbraio 1917 – Torino, 22 luglio 1944
Il Vian, tenente di complemento della Guardia alla Frontiera, l'8 settembre 1943 è in servizio a Boves. All'annuncio dell'armistizio è tra i primi ad attestarsi sulla Bisalta, la montagna che sovrasta la zona, per combattere i tedeschi. Assume il comando di una formazione partigiana composta da circa 150 uomini, da lui messa insieme. Il 19 settembre la sua formazione è duramente impegnata in combattimento dalle SS del maggiore Joachim Peiper (autore della strage di Boves). Alla sua formazione, affluiscono molti volontari, tanti da raggiungere la forza di una brigata. Nel marzo del '44 i partigiani di Vian si uniscono alla formazione di Martini Mauri e Ignazio assunse il ruolo di comandante in seconda del 1° gruppo divisioni alpine degli “autonomi”. La brigata comandata da Vian continua incessante la guerriglia contro l’esercito tedesco raggiungendo la Val Corvaglia. Il 19 aprile del 1944, in missione a Torino, il comandante partigiano cade in mano ai nazifascisti. Viene ripetutamente torturato affinché riveli nomi e luoghi della Resistenza, ma non cede. Nel timore di non poter più resistere, dopo settimane di torture, si svena nel carcere. E’ curato e tre mesi dopo l'arresto, quando a malapena riesce a reggersi in piedi, i nazifascisti lo impiccano ad un albero nel centro di Torino, con Battista Bena, Felice Bricarello e Francesco Valentino.

Motivazione Medaglia d’Oro al Valor Militare:
“Primo fra i primi, organizzava il fronte della resistenza in Piemonte affrontando in campo aperto il tedesco invasore ed assumendo quindi la condotta della più epica battaglia della guerra partigiana tra gli incendi e le rovine di Boves, dove, chiamati a raccolta col suono delle campane i suoi volontari, in quattro giorni di dura lotta li incitava alla riscossa con la parola, l’esempio e il suo strenuo valore. Caduto in mano al nemico, con stoicismo sopportò le torture più atroci pur di non tradire i compagni di lotta. Sereno e cosciente salì al capestro nel nome d’Italia, martire della libertà, santo dell’idea”.
Boves, 9 settembre 1943 - Torino, 22 luglio 1944.

Al partigiano, oltre alla caserma, è intitolata una scuola media statale di Torino ed un liceo classico, scientifico e linguistico a Bracciano (RM).