Considerazioni sul Fucile " Carcano "
09.01.2013 16:49
Considerazioni sul Carcano
Queste considerazioni non sono mie... le ho ritrovate su un file che conservavo da parecchi anni, e ritengo possibile che vengano da una rivista specializzata, presumibilmente dell'anno 1991, visto che parla del centenario del Carcano. Avrei volentieri richiesto il permesso di pubblicazione, se solo fossi riuscito a risalire alla rivista. Purtroppo, avevo solo il file, perché non ho più le riviste di oltre un decennio fa.
Come sempre... se qualcuno ritiene che si tratti di una violazione del copyright, basta scrivermelo e provvederò immediatamente alla rimozione della pagina, o ad inserire tutti i "credits" richiesti.
Ing. Giorgio Ferrari
Era veramente così buono il fucile Mod. 91?
Alcune considerazioni nel centenario della sua adozione - il sentimento e la ragione
Come tutti gli oggetti d'uso individuale passati per le mani di milioni di uomini e per di più arbitri della vita altrui (e di quella del possessore), il fucile d'ordinanza italiano Mod. 91 e derivati ha finito per ammantarsi di un alone di sentita leggenda per cui, immagino, la maggior parte dei lettori risponderà con uno stupito si alla domanda contenuta nel titolo.
Certamente il Mod. 91 gravi difetti non aveva: le commissioni d'allora erano molto severe, ma chi lo confronti serenamente con gli altri fucili da fanteria regolare della Prima Guerra Mondiale, che è poi l'unico valido criterio, deve ammettere che nel complesso era mediocre, e forse anche meno. E' però doveroso aggiungere che il 91 era una delle armi più anziane fra quelle che gli eserciti europei possedevano nel 1914, come si vede nell'allegata tabella, il che spiega tutto. Perciò quest'articolo non vuole assolutamente essere né una critica all'operato del Sig. Carcano né e quella del Col. Parravicino, che nella loro vita hanno accumulato abbastanza realizzazioni pratiche da dover sempre essere riguardati con tutto il rispetto, ma piuttosto uno spunto per una riflessione sul metodo con cui si scelgono sistemi d'arma altamente innovativi e sugli inevitabili inconvenienti cui si va incontro quando si vuol essere tra i primi a farlo (senza un reale motivo, va detto, nella fattispecie, col senno di poi). Paradossalmente la scelta di sistemi d'arma prevalentemente collettivi può essere fatta con maggiore disinvoltura poiché, specie oggi, vi è una tale intrinseca obsolescenza che dopo pochi lustri esse spariscono dagli arsenali delle maggiori potenze per trasferirsi per lo più "in partibus infidelium".L'arma del fante però dovrebbe restare in servizio parecchi decenni, va quindi scelta in modo oculato e senza troppa fretta. Per di più l'arma complessa è curata da specialisti che, da un lato ne rimediano molti difetti e, dall'altro, limitano la conoscenza dei medesimi, dunque lo "scandalo" che ne consegue. Non v'è dubbio, infatti, che l'inadeguata concezione del fucile mitragliatore Breda 30 e della mitragliatrice FIAT 35 hanno dato luogo a maggior risentimento, anche se, forse, a minor danno, di quello imputabile alla concezione dei motori d'aviazione d'origine nazionale utilizzati sugli aerei impiegati dalla Regia Aeronautica. Per mitigare l'indignazione che molti anziani sentiranno, per aver scritto che il Mod. 91 era "mediocre e forse anche meno" riconosco che, ovviamente, mi giovo degli oltre cento anni intercorsi dalla sua adozione e ripeto che ritengo quella mediocrità la conseguenza di un'urgenza che, a posteriori, non sembra giustificata: 5 o 6 anni di ritardo avrebbero permesso a Carcano e Parravicino di fare molto meglio. E' del resto sintomatico che armi da fanteria men che mediocri furono adottate un po' da tutti, in quel critico periodo di transizione tecnica, come vedremo: la grande differenza è che gli altri ebbero il denaro e il tempo per correggersi, noi avremmo avuto il secondo, ma non avevamo il primo. E' ancora del tutto singolare che la Prima Guerra Mondiale e, più tardi, la retorica del libro e moschetto (fascista perfetto) abbiano spento ogni critica al Mod. 91, critica che era già serrata nel testo del Ten. Eula, insegnante alla Scuola d'Artiglieria e Genio, pubblicato a Torino nel 1911. Di fronte a tali critiche, sulle quali questo articolo è in parte basato, sta un'implausibile retorica ufficiale che, nel 1901, fa dire al Gen. Cascino: "L'Italia, che gettò le prime basi della balistica con Nicolo Tartaglia nel magnifico '500, anche ultimamente si è mostrata grande negli studi balistici coi Saint Flobert, i Cavalli, i Jiacci, per parlare solo dei maggiori. Ed essa, che nel 1844 e nel 1860 ha copiato i fucili francesi e nel 1870 ha adottato un fucile svizzero, nel 1891 ha munito il suo Esercito del fucile più perfezionato che oggi si conosca, frutto del genio italiano rinnovellato". Evidentemente l'Autore non aveva mai preso in mano un Mauser '98, che pure esisteva da 3 anni, al momento del suo scritto!
Caratteristiche principali dei fucili a ripetizione (1918)
Paese | Sistema | Operazione | Pezzi otturatore | Estrattore rotante | Caricam. | Capacità serbatoio | calibro (mm) | V● (m/s) | Cartucce sciolte | Sicurezza (3) | Lunchezza (cm) | Anno adozione | Usato II G.M. | Energia inerziale (Kgm) |
Italia | Mannlicher Carcano | rotante | 1 | si | gabbietta | 6 | 6,5 | 700 | no | M.D. | 129 | 1891 | si | 257 |
Francia | Lebel | rotante | 2 | si | singolo (1) | 8 | 8 | 726 | solo | P.T. | 131 | 1886 | poco | 337 |
Inghilterra (2) | Lee | rotante | 2 | no | caric, Lee | 10 | 7,7 | 744 | si | B.P. | 113 | 1902 | si | 313 |
Germania | Mauser | rotante | 1 | no | caricatore Mauser | 5 | 7,92 | 755 | si | B.P. | 125 | 1898 | si | 285 |
Austria | Mannlicher | Straight pull | 2 | no | gabbietta | 5 | 8 | 620 | no | B.P. | 127 | 1895 | poco | 303 |
USA (2) | Mauser | rotante | 1 | no | caricatore Mauser | 5 | 7,62 | 863 | si | B.P. | 110 | 1903 | poco | 361 |
Russia | Mosin Nagant | rotante | 2 | si | caric. Lee | 5 | 7,62 | 768 | si | B.P. | 132 | 1900 | si | 283 |
Giappone | Mauser Arisaka | rotante | 1 | no | caricatore Mauser | 5 | 6,5 | 732 | si | B.P. | 130 | 1905 | poco | 241 |
Svizzera | Schmidt Rubin | Straight pull | 2 | no | car, Schmidt | 6 | 7,5 | 830 | si | B.P. | 131 | 1904 | no (4) | 389 |
Canada | Ross | Straight pull | 2 | no | caric. Lee | 10 | 7,7 | 744 | si | B.P. | 113 | 1905 | no | 313 |
(1) ma con serbatoio tubolare sotto la canna
(2) molto diffuso il Mauser Enfield con munizionamento britannico o americano
(3) M.D. molla distesa
B.P. bloccaggio percussore
P.T. percussore a ½ tacca
(4) tuttavia era regolarmente in dotazione, sia in Svizzera che il Vaticano
nota fuori testo di Absolut: in questa tabella ci sono parecchi dati che non mi convincono... i francesi nel 1918 avevano in dotazione i Berthier 1907/15 con caricatore a gabbietta a 3 colpi, ed i Berthier 1916 con caricatore a gabbietta a 5 colpi. Gli svizzeri avevano in dotazione lo Schmidt Rubin 1911, e la data di progettazione 1904 mi sembra assurda. I Russi utilizzavano il fucile Mosin Nagant 1891, che nel 1900 poteva avere subito qualche modifica non particolarmente significativa, ma era comunque stato progettato nel 1891.
E poi... siamo seri... che senso ha definire lo Schmidt Rubin come "calibro 7,5" ed i fucili americani e russi "calibro 7,62"? Tutti utilizzano una palla dello stesso diametro!
COME SI PRESENTAVA LA SITUAZIONE ALLA FINE DEL SECOLO SCORSO
Nel momento in cui la Francia introdusse la polvere senza fumo (nitrocellulosa Vielle, 1885) tutti gli eserciti maggiori provarono un senso d'angoscia: la maggior potenza militare del mondo, o così si credeva, faceva un balzo in avanti tale (in effetti il maggiore nella storia delle armi da fuoco fino ai nostri giorni) che bisognava subito correre ai ripari: soprattutto dato che un tal mezzo era nelle mani di un Paese agitato da un minaccioso revanchismo. Tecnicamente si trattava di questo:
1 ) con la polvere senza fumo la fanteria diventava quasi invisibile (tuttavia va detto che la Vielle veniva impiegata, con totale incongruità, da soldati con vistosissime braghe rosse) e poteva mirare senza essere accecata del proprio fumo.
2) con tale polvere era possibile diminuire notevolmente il calibro dato che le righe meno accentuate, che un minor calibro implica, non si sarebbero più trovate immerse nei residui di combustione della polvere nera. Col minor calibro era possibile portare più cartucce e si apriva una pratica possibilità di dare a tutti i fanti un'arma a ripetizione, plausibile solo per delle elites nel caso di armi a polvere nera.
3) il maggior contenuto energetico del nuovo propellente, e la maggior controllabilità della sua combustione (!) avrebbero permesso:
3.1 ) di contenere le dimensioni del bossolo, col che il minor calibro appariva ancor più giustificato (con tutto quel che segue);
3.2) di aumentare al limite delle possibilità di un fante ben addestrato la gittata pratica del fucile, con ampia zona battuta;
4) con la polvere senza fumo la mitragliatrice automatica (1), che era già stata inventata, diventava una realtà pratica, soprattutto se la cartuccia scelta per il fucile aveva i necessari requisiti meccanici (e balistici)
5) il fuoco della mitragliatrice, se non proprio quello della fucileria organizzata, avrebbe messo evidentemente in tali difficoltà l'artiglieria da campagna che si sarebbe reso necessario:
5.1) allontanare i pezzi dalla linea (col che si richiede una maggior portata, una maggior precisione e migliori metodi per la direzione del tiro)
5.2) scudare i pezzi onde proteggere i serventi. Questa aggiunta non si risolve in un po' di lamiera in più: affinché i serventi siano effettivamente protetti essi debbono restare sempre dietro lo scudo senza doverne uscire ad ogni colpo per riportare il pezzo in batteria. Ciò è solo possibile con affusti a deformazione che possono restare solidamente ancorati al suolo, a differenza degli affusti rigidi che andrebbero rapidamente in frantumi se rigidamente ancorati. Ma l'affusto a deformazione, allora, permetterà una celerità di tiro mai veduta prima (perfino 25 colpi al minuto per un buon 75 mm) e renderà imperativo portare vicino alle linee un'artiglieria pesante campale per effettuare il tiro di controbatteria.
Si vede di qui che veramente una singola invenzione rivoluzionava in brevissimo tempo, in modo mai veduto fin allora, i metodi di far la guerra. Neppure la polvere nera ottenne tanto subito (alla lunga anche di più) perché il mondo tecnico non l'adottò con altrettanta rapidità per ragioni evidenti (si pensi allo sforzo effettuato nel tardo medioevo per la produzione di grandi quantità di salnitro!). Ma alla fine del secolo scorso si sapevano produrre l'acido solforico e quello nitrico e si poteva passare, di colpo, alle nuove tecnologie.
Ciò avvenne e la Prima Guerra Mondiale ne diede tragica testimonianza. A questo punto ritorniamo pure a Carcano e Parravicino e a coloro che fecero loro fretta per riconoscere che, effettivamente, avevano di fronte un compito formidabile.
I DIFETTI TANGIBILI DEL MOD. 91
Un esame accurato dell'arma permette di indicare i seguenti difetti:
1 ) Il sistema di sicura Carcano è pericoloso per il tiratore. Se dovesse accadere che la capsula ceda sotto il percussore, o che il fondello del bossolo si strappi (evenienza abbastanza probabile nel caso di scambio dell'otturatore, che è eventualità lungi dall'essere remota in una camerata, dal momento che i soldati non ne capiscono il pericolo) l'interno dell'otturatore si pressurizza. Il famoso "dentino" del celeberrimo "tubetto con nasello" è l'unica barriera, ben sovente insufficiente, contro la tragedia: se il dentino cede, percussore, molla, tubetto si conficcano nell'occhio del tiratore. Alla scuola d'artiglieria Contraerea di Sabaudia un tal fatto accadde nel 1955, ma credo ne siano accaduti certamente altri. E' fuori dubbio che Carcano, che aveva le idee chiare, se ne era accorto; è per questo che l'otturatore del 91 ha un forellino di sfiato gas nella sua parte frontale, vicino al punto d'azione dell'espulsore, destinato ad impedire la pressurizzazione dell'interno nell'eventualità considerata, ma non è sempre sufficiente. Si può aggiungere che la maggioranza degli utenti ha sempre considerato questo forellino come destinato principalmente alla lubrificazione della molla.
2) Il sistema di sicura Carcano è pericoloso per gli astanti. Se si mette l'arma in sicura e si tira il grilletto, il percussore può liberarsi dal dente di scatto, specialmente se l'arma è rivolta verso il basso, dopodiché si appoggia alla capsula. Basta allora un urto sulla noce del percussore e il colpo parte. L'autore ne ha visto un caso nel 1943, ma deve essere stato abbastanza frequente, data la banalità della concatenazione.
Fermiamoci ora ad esaminare il perché della sicurezza Carcano. Essa deriva dal meccanismo del fucile ad ago Carcano, a sua volta preso dal capostipite di tutte le armi ad otturatore cilindrico: il famoso Zundnagelgewehr Dreyse. Essa ha il merito di distendere la molla del percussore, come tutti sanno, ma si tratta di valutare il peso reale di questo merito. Anzitutto non può essere tanto grande, dato che ben pochi contemporanei paiono essersene preoccupati (vedi tabella) in armi con bossolo (quasi tutti dotati di sicura a blocco di percussore armato a molla compressa). Nel fucile ad ago può essere tutt'altra storia: le loro molle sono più fortemente sollecitate perché i loro percussori hanno corsa lunghissima, debbono scorrere attraverso un orifizio a tenuta (si fa per dire) e funzionano caldi e impastati nel residuo appiccicoso lasciato dalla polvere nera. Si può credere che, da un lato, Carcano fosse troppo influenzato dai fucili ad ago e, dall'altro, dal Vetterli, che il Mod. 91 doveva sostituire e al quale non doveva essere inferiore sotto alcun aspetto, compreso quello della sicura che, nel Vetterli, è a molla distesa, per l'appunto. Ma esso ha la molla nell'espansione posteriore dell'otturatore, il che non permette una conveniente lunghezza d'avvolgimento, quindi condizioni non ideali d'uso. Inoltre tutti i fucili precedenti, a cane esterno, avevano una sicura "al primo scatto" con molla distesa e, si sa, i militari a certe cose s'affezionano. Nel 91 la molla è nell'otturatore, ma il calibro è piccolo e il bossolo è corto quindi la molla ha un modesto diametro d'avvolgimento (meno che nel Vetterli) e una lunghezza giudicata insufficiente dall'Arsenale di Torino (ancorché più lunga che nel Vetterli). Tutto ciò beninteso, va visto alla luce dei preconcetti e delle conoscenze metallurgiche d'allora: sarebbe però bastato mettere quella molla sotto la deformazione d'esercizio per pochi anni per rendersi conto che si stava architettando una sicura lacunosa per risolvere un falso problema.
3) Il sistema d'alimentazione Mannlicher costruito su licenza e pagato la somma, per allora esorbitante di 5.000.000 Lit. oro non è certo il migliore, se paragonato al Mauser 98, al Lee 88, al Mosin Nagant 91 e, purtroppo, al Vetterli Vitali 70-87 che sostituì. La prova è che il Mauser 88, con alimentazione Mannlicher, chiede luogo all'ottimo Mauser 98. I vantaggi di questo, comuni anche al Vetterli Vitali sono:
- può essere alimentato a cartucce sciolte, sia come emergenza che per tenere pieno il serbatoio, non si sa mai! (si fa notare che la mitragliatrice fa giungere in prima linea una grande quantità di cartucce sciolte, ed è peccato dover perdere l'opportunità d'usarle se il fucile, un Mannlicher per l'appunto, non li tollera senza l'apposita e famosa gabbietta);
- evita il notissimo inconveniente di non dar luogo ad alimentazione con gabbiette storte. La giberna ventrale sporgente della nostra fanteria esponeva, manco a farlo apposta, le gabbiette ad urti ogni volta che il fante si gettava per terra. Gli Austriaci, che col loro Mannlicher avevano esattamente lo stesso problema, adottarono, non a caso, delle pesanti giberne in lamiera;
- evita la costosissima scatola serbatoio davanti al ponticello del grilletto. Chi può dia un'occhiata tecnica a quella scatola, così banale a prima vista: essa è lavorata dal pieno (!) poiché, essendo inevitabile nel sistema Mannlicher, quale concepito allora, bisognava che fosse robustissima. Infatti se si ammacca, non potendosi caricare l'arma con cartucce sciolte, si è di colpo disarmati. Aggiungiamo che la scatola si trova anche nella posizione più opportuna per ammaccarsi. Più tardi, col Garand, si sono viste gabbiette tipo Mannlicher su due file di cartucce, che non richiedono scatola serbatoio, pur portando un numero maggiore di colpi di calibro superiore. Un ulteriore svantaggio del sistema Mannlicher è che la gabbietta deve essere espulsa spontaneamente dall'arma a fine colpi, mentre gli altri modelli che abbiamo definito migliori, lasciano il caricatore nella mano del tiratore a carica terminata. Il Garand l'espelle dall'alto con un complicato e brillante sistema, che si giustifica solo in un'arma semiautomatica, ma che è stato applicato da Mauser quale rimedio al sistema Mannlicher originale del fucile Mauser '88.
Il Mannlicher originale prevede che la scatola sia aperta sotto per far cadere la gabbietta. Quest'apertura, così vicina a terra, pare fatta apposta per favorire l'ingresso di sporcizia: confrontare con la suola ermetica del Mauser 98 e con la trasformazione al Mauser '88 qui sopra citata! La scatola metallica lavorata dal pieno è evitata anche dal Lee britannico (che, avendo ben 10 colpi nel serbatoio non può fare a meno di una scatola, comunque chiusa sotto). In esso il caricamento a colpi singoli è previsto. Si fa in questo caso una più debole scatola in lamiera imbutita, facilmente sostituibile se si ammacca. Se ciò avviene, non si è comunque disarmati.
Se qualcuno dovesse chiedersi come mai un sistema Mannlicher non accetti colpi sciolti sarà bene precisare che la gabbietta è parte dell'arma: è infatti la gabbietta che produce la resistenza elastica all'avanzamento dell'otturatore che permette all'estrattore di saltare entro la gola del fondello. Se non c'è, l'otturatore spinge la cartuccia contro il vivo di culatta senza averla afferrata con l'estrattore, dopodiché più cose sono possibili, in funzione della situazione specifica:
a) riesce ad afferrarla perché c'è lo spazio affinché l'estrattore salti ugualmente entro la gola, il che vuoi dire che il fondello del bossolo non è ben racchiuso dalla camera (questo è il funzionamento normale del fucile Lebel);
b) non riesce ad afferrarla perché lo spazio non c'è proprio;
c) riesce ad afferrarla, benché non ci sia spazio, perché si sfonda l'orlo del fondello che limita la gola (dopodiché l'estrazione può non riuscire più o, peggio ancora, si rischia di sfondellare allo sparo);
d) si rompe l'estrattore poiché non c'è spazio; l'estrattore è fragile e l'orlo è robusto.
4) Il disegno dell'estrattore del '91 è tale che per esso si applicano i casi b) c) d) detti qui sopra in funzione dei giochi (usura dell'arma); robustezza del bossolo (ottone o acciaio); pervicacia e forza fisica del tiratore che si ostini a caricare senza gabbietta; stato di tempra e d'affaticamento dell'estrattore. Si noti che il caso
c) è particolarmente pericoloso in un'arma che ha un punto debole (vedi critica n° 1) proprio nella conseguenza di uno sfondellamento.
Ecco ora raccolto l'insieme delle ragioni per cui generazioni di sergenti hanno ripetuto alle reclute di non cercare di sparare colpi sciolti col 91 !
5) Ma non è finita con l'estrattore: se esso fosse un solido modello non ruotante, tipo Mauser, Lee, Mosin Nagant e qualche Mannlicher (2) si avrebbe sempre e soltanto il caso b); qui, oltre ad avere le ancor peggiori alternative c) e d) si ha una soluzione ruotante per 90°. Ciò impedisce un perfetto abbracciamento del fondello da parte della camera, aumentando ancor di più il rischio di sfondellamento, che in quest'arma è veramente gravido di potenziali conseguenze negative, come già detto. Se ci si chiede come mai Carcano fece questa scelta inopportuna sarà bene ricordare che, per non farla, non ci sono che due possibilità:
- o inventare il costoso ma eccellente disegno del Mauser 98 (dico inventare, perché apparve in Germania 7 anni dopo quindi non poteva essere né copiato né comprato);
oppure utilizzare l'otturatore in due pezzi tipo Lee, Mosin Nagant e di qualche Mannlicher.
Le autorità militari dell'epoca erano fermamente convinte che è facile perdere la parte anteriore degli otturatori in due pezzi ed avevano già pagato caro il sistema Mannlicher, quindi Carcano fece quel che poteva: non stava a lui giudicare della sbadataggine delle reclute. In retrospettiva è facile asserire che la possibilità di perdita della parte anteriore dell'otturatore dà luogo ad inconvenienti pratici trascurabili (sia ben chiaro che non è che possa cascar fuori dal fucile spontaneamente, occorre tirar fuori l'otturatore e manipolarlo alquanto per separarlo) compensati da una molto maggior facilità di aggiustamento della lunghezza di cameramento ed altre riparazioni effettuabili in armeria.
6) Il 91 non si presta nel modo più assoluto al tiro appena un po' celere a meno che non si rinunci a mirare: ciò è dovuto al fatto che la manovra dell'otturatore è pesante e turba l'imbraccio in modo eccessivo. Chi può confronti non dico col Mauser (di qualunque tipo) o con l'Enfield (che sono burrosi e dolcissimi) ma addirittura col vecchio Vetterli, secco, rapido, preciso. La causa è la pretesa di armare completamente il percussore sollevando il manubrio, cioè agendo con un brutto sistema di camme. L'Enfield arma camerando (il che non è senza obiezioni: l'arma viene spinta via dalla spalla prima di sparare) e ritrae appena il percussore aprendo, il Mauser, con imparzialità sovrana, arma metà aprendo e metà camerando. Però la loro maggior dolcezza ha anche altri motivi: la forma degli alloggiamenti dei tenoni dell'otturatore del Mauser è tale che essi possono essere lavorati meglio, ancora più di quelli dell'Enfield che sono esterni (il che indebolisce un po' l'arma, però). Inoltre la molla del 91 è in carico critico, come il rimontaggio di un otturatore facilmente rivela, perché è di diametro troppo piccolo, a causa del modesto calibro. Durante l'armamento la molla striscia sul percussore o nell'otturatore aumentando il carico globale d'attrito.
Per quale motivo Carcano congegnò l'armamento in fase di apertura? Probabilmente perché i militari non desideravano che il soldato buttasse via la cartuccia che fa cilecca ma desideravano che provasse ancora. In un'arma che non può camerare cartucce fuori gabbietta non c'è altro mezzo razionale che armare in apertura, se si vuole, appunto, provare ancora. L'illazione non è irragionevole: il fucile francese Gras che fu il primo ad armare in apertura, vantava questa caratteristica nella sua letteratura pubblicitaria.
7) Il 91 ha la canna troppo lunga e sottile e realizzata senza alcun elemento di lega, puro acciaio al carbonio (al crogiolo, però, ci insegnarono). Una volta scaldata bene (e con la solenite è facile) è possibile deformarla con sforzi modesti e allora addio, precisione. Altrettanto dicasi per l'allenamento all'uso della baionetta, imprudentemente appesa alla canna. In questo il '91 non è unico, ma ben sovente si tratta di armi con canne un po' più corte, più spesse e di acciaio al nickel-cromo. L'Enfield fa, più saggiamente, sopportare la baionetta dal fusto.
8) La rigatura parabolica del '91, unica fra tutte le armi similari e ben difficile da giustificare, non è stata, forse, causa d'inconvenienti tra la truppa, a differenza dei precedenti difetti, ma in fase di sviluppo dell'arma deve aver dato dei bei grattacapi nella scelta del materiale d'incamiciatura. Fra le svariate leggende sull'arma c'è quella che il campioncino di maillechort, che mise Parravicino sulla buona strada, fu da questi rubato in Austria durante una visita per l'acquisto della licenza Mannlicher. Il che prova:
a) che la rigatura parabolica stava dando degli inutili problemi;
b) che la farina del diavolo non finisce sempre in crusca.
La rigatura parabolica è stata inoltre fonte di noie (erosioni e ramatura delle canne) nel tiro con mitragliatrici, ma fu rapidamente smessa, dimostrando così l'inutilità iniziale dell'idea. Nelle artiglierie, invece, si può anche capire: la corona non può essere tanto alta, le pressioni sono maggiori, talora, delle modeste 3.000 atmosfere del 91, i proietti, talvolta, meno stabili quindi richiedono inclinazioni più grandi nella rigatura, più ardue da conseguire a passo costante. Ma la corona del proiettile del '91 è alta quanto ne è lunga la parte cilindrica e l'inclinazione finale ha valori del tutto normali.
9) Il '91, come tutti i Mannlicher (salvo quelli con l'otturatore a moto rettilineo) ha il blocco di culatta aperto sopra, fatto a gronda: ciò è reso necessario dalla posizione avanzata del manubrio dell'otturatore, che non è certo così pratica come quella arretrata, più corrente. Con una posizione avanzata il manubrio penetra nel blocco, che deve essere aperto sopra per lasciarlo passare; con una posizione arretrata il manubrio resta fuori e il blocco di culatta è cilindrico, con due lunghe fresature: una sottostante per l'alimentazione, una sovrastante che serve sia per introdurre le cartucce nel serbatoio che per espellere i bossoli. Poiché le culatte a gronda sono anche fresate sotto, per lo stesso motivo delle altre, si comprende che esse siano meno robuste della costruzione chiusa.
La costruzione aperta che, oltre che più debole, è anche più scomoda, si giustifica affermando che in essa il manubrio può fare ufficio di terza chiusura se dovesse cedere un tenone frontale, cioè si protegge meglio il tiratore. In effetti il Mauser 88 era ancor fatto così (come il Mannlicher, di cui adottava la gabbietta) ma, apparendo che la forma chiusa era migliore, fu aggiunto un terzo tenone posteriore all'otturatore e si ottenne così:
- un manubrio più comodo;
- una maggior robustezza;
- una protezione equivalente.
Sia chiaro però che la maggior robustezza della forma chiusa non è da mettere in relazione alle sollecitazioni di sparo ma a quelle per caduta, per flessioni accidentali e accidenti esterni simili.
10) La munizione del 91 non si è mai evoluta (ma come vedremo, si è piuttosto involuta) e, anche se ciò non è ascrivibile all'arma, alla lunga le ha nuociuto, portandola alla I GM (e alla II!) con tutte le originali caratteristiche balistiche ormai superate.
L'involuzione consistette nel passaggio al Mod. 91/31 cal. 7,35, lasciando circa immutato il regime delle pressioni e diminuendo un po' il peso del proiettile. In tal modo si otteneva una maggior espansione in una canna più corta, quindi una maggior energia anche nel moschetto e nel fucile mitragliatore Breda 30 il che, con un proiettile più leggero, ma, chissà perché, scarsamente aerodinamico, dava luogo ad una traiettoria più tesa e a sensazioni meno spiacevoli per onda di bocca nei moschetti.
A parte l'orrore di aver aumentato di un'unità il numero delle cartucce per armi leggere delle nostre Forze Armate nella II GM (3), questo cambiamento ha impedito che lo sviluppo, già da lungo tempo necessario, prendesse posto nella direzione logica, che è quella che gli altri seguirono, dopotutto: mantenimento del calibro (da noi così modernamente piccolo!) riduzione radicale del peso del proiettile, aumento sostanziale, e non proforma, della sua aerodinamica. La debole cartuccia del 91 (vedi tabella) ha anche impedito un sano sviluppo delle mitragliatrici e fucili mitragliatori da parte dell'industria nazionale e la cosa è tanto più deplorevole se si pensa che il nostro modernissimo bossolo era veramente adatto a sviluppare armi perfette. Si è così assistito al fatto paradossale che i Francesi, che avevano il bossolo più inadatto che si potesse immaginare, avevano nella Hotckiss e nelle Saint Etienne delle ottime armi, e così gli Inglesi, i Russi, gli Austriaci. Da noi si arguì che con cartucce così deboli non valesse la pena di sviluppare armi a bloccaggio positivo (durante lo sparo) e ad apertura ritardata, ma che si potesse andare avanti coi bloccaggi mobili tipo Revelli o Scotti. Quando si riconobbe che era desiderabile avere prestazioni lontane più precise e osservabilità del tiro (proiettili al fosforo e traccianti) si passò al cal. 8 e si pretese che il meccanismo della Fiat 14 potesse digerirlo. Il risultato è ancor oggi ricordato con disgusto (Fiat '35) mentre "la Breda è un'arma seria" diceva Egisto Corradi reduce di Russia. Seria si, ma assai poco originalmente "ispirata" dalla Hotckiss. Circa il Breda 30, col suo serbatoio dell'olio (!), lo si confronti con il BAR 1918 che ha 12 anni di più !
Anche qui la colpa non è della scelta iniziale, ma, se ne avessimo fatta un'altra più soddisfacente, non sarebbe stato necessario passare ad un calibro ingiustificatamente nuovo per adattarvi armi vecchie, con risultati deplorevoli.
CHE SCELTA SI SAREBBE DOVUTO FARE
II fucile ad ago Carcano non fu un'arma nuova, ma un sistema di conversione dei fucili rigati ad avancarica per l'ultima volta impiegati da noi nella campagna del '66. In questa campagna lo Zundnagelgewehr Dreyse (che aveva già 18 anni!) fece furore e invece di convertire i fucili ad avancarica con cartucce a percussione esterna (tipo 45-70 U.S.A.F., Snider britannico, Schneider francese, Werndtl austriaco, etc.) fummo gli unici ad orientarci sull'ago. Qualcuno dirà che i Francesi fecero peggio con lo Chassepot, che non era neppure una conversione, ma un'arma nuova. Però lo Chassepot non è un fucile ad ago in senso stretto (è ben meglio, infatti, anche se non è geniale) ma è un fucile a cartuccia (speranzosamente) combustibile.
La nostra eccentrica conversione deluse talmente che quando nel 1870, appena, si dovette correggere l'errore, fu adottato il più bel fucile che c'era in giro: il Vetterli: chi ne può prendere uno in mano lo faccia.
Quando Vielle precipitò la rivoluzione tecnica, citata più sopra, con l'invenzione della polvere omonima, noi non avevamo né un propellente adatto, né un piccolo calibro in sviluppo e rispondemmo nell'unico modo possibile: la trasformazione dei Vetterli a ripetizione con un caricatore a 4 colpi sistema Vitali (1887) che lo scrivente reputa migliore del Mannlicher, tranne al più, nel posizionamento della molla elevatrice. Un fucile a ripetizione, a polvere nera di grosso calibro, per tutti i soldati di linea è curioso: dopo un po' che si spara non ci si vede più e la logistica è un problema. I Francesi l'avevano adottato per i fanti di marina (Gras Kropatschek) ma il Gras della fanteria di linea era sempre rimasto a un colpo. Il trattamento di favore riservato ai marsuines fu pagato caro. Nel 1917 furono spediti a Verdun ancora con i Gras Kropatschek per divertire l'artiglieria e le Maxim tedesche con le loro pittoresche nuvolette di fumo che li rendevano facilmente visibili.
Nel 1890 fu fatto un secondo passo: la cartuccia del Vetterli ricevette una carica di balistite e il proiettile fu incamiciato, ma bossolo e calibro rimasero immutati. In questo modo si cominciava a far pratica di nuovi propellenti, i soldati diventavano meno visibili e ci vedevano meglio, ma la traiettoria riceveva modesti benefici e la logistica niente del tutto. E' molto probabile che, senza la campagna d'Eritrea, le modifiche al Vetterli (un anno prima dell'adozione del 91) non sarebbero mai state fatte. Ma quella campagna non vide la nuova arma se non come apporto personale di qualche ufficiale: si giunse ad Adua e la si combattè coi Vetterli Vitali 70/87 con cartuccia 1890 (non che il 91 avrebbe fatto molta differenza, è presumibile, ma le relative mitragliatrici si). Ad ogni modo tre strade logiche erano aperte, una volta trovata la balistite (col concorso della casa Nobel. Poco dopo, il 1° tipo di balistite, che anche il 91 aveva adottato, lasciò il posto alla famosa solenite, che è pur sempre una balistite) e cioè:
- modificare il Vetterli Vitali con riduzione del calibro, disegno di un nuovo bossolo e uso del nuovo propellente;
modificare il V.V. come fu fatto e, contenti di aver la miglior arma di transizione che ci fosse in Europa, cosa di cui eravamo ben consci, attendere qualche anno per una scelta finale;
- passare subito all'arma nuova (senza la modifica al V.V.)
Delle 3 strade logiche, noi adottammo le ultime due simultaneamente il che fa una quarta soluzione, non logica, ma, come s'è detto, forse la guerra d'Etiopia la spiega. Col senno di poi si può arguire che la prima strada sarebbe stata percorribile con profitto, anche perché il Vetterli era molto robusto e, infatti, fu più tardi adattato alla cartuccia 91 e, in questa forma, usato per l'ultima volta nella Guerra di Spagna. La seconda via ci avrebbe permesso di scegliere nel 1905 o giù di lì, col che avremmo potuto avere un ottimo Mauser (o uno Schmidt Rubin) con balistiche perfette. La terza via ci avrebbe risparmiato la nuova cartuccia V.V. e ci avrebbe portati ad Adua armati meglio e chissà...
A questo punto può essere interessante ricordare che i due fatti d'arme più clamorosi, ottenuti nella I GM con un fucile da parte italiana sono stati ottenuti col Vetterli, con ogni probabilità con cartuccia 91. Alle ore 15 del 28 Ottobre 1917 il generale tedesco Berrer, comandante del LI corpo d'armata, che aveva sfondato a Caporetto assieme al XV corpo d'armata austriaco del gen. Scotti, fu ucciso a Udine per mano d'un soldato territoriale che lo sorprese un po' troppo in avanti e che non si lasciò intimidire né dal rango né i dalla scorta. Nel 1915 un dirigibile austriaco fu abbattuto al Ancona da un altro territoriale che, sdraiato supino, gli vuotò le giberne mentre era di sentinella. In conclusione: il 91 era un'arma interinaria, adottata in un periodo di transizione e come tale necessariamente imperfetta, poco atta a divenire permanente e non migliore di quel che si sarebbe potuto ottenere trasformando al meglio quello che c'era prima e che era già molto buono.
Un'ultima considerazione: il 91 subì la suprema ignominia quando fu trasformato in giocattolo e dato in mano ai Balilla: oso credere che il severo, pesante, virile e soprattutto svizzero Vetterli mal si sarebbe prestato ad una simile farsa.
Nota fuori testo di Absolut: il fatto che il Vetterli fosse "virile" non gli ha comunque consentito di sfuggire al destino di "giocattolo". Ho già visto due Vetterli da Cavalleria trasformati in fucili da allenamento in calibro 22LR, con tanto di punzone "Brevetto Beretta 1934".
E GLI ALTRI COSA HANNO FATTO?
Chi scelse prima di noi quasi mai seppe far meglio, ma sovente, trovò i mezzi per correggersi, chi scelse dopo, talora, fece peggio, ma di rado. Dei Francesi, che misero in moto tutto il processo, c'è poco da dire: dal Gras passarono al Lebel (1886), che è molto simile al Gras Kropatschek al quale diedero uno dei migliori proiettili mai fatti (la balle D 1893) e, nel 1907, un sistema d'alimentazione Mannlicher (fra tutti quelli fra cui si poteva scegliere! Ma è possibile che il bossolo Lebel a fiasco non si prestasse a sistemi migliori). Tuttavia l'arma principale della I GM fu il Mod. 86, usato anche nella II: aveva il suo forte in eccellenti prestazioni balistiche ma il caricamento a soli colpi singoli (con un serbatoio a riserva da 8 colpi, da usare nelle fasi critiche) non è un capolavoro ergonomico.
Gli Inglesi, che avevano nell'Enfield un'ottima arma (più robusta di quel che si voleva ammettere, dato che ha fatto uso della cartuccia NATO 30, alla fine della sua onorata carriera) adottata d'amblé (4), dato che il Martini Henry era intrasformabile a ripetizione, hanno ugualmente sentito, alla vigilia della I GM, il bisogno d'un cambiamento radicale. Tale fucile doveva essere l'imponente Mauser Enfield che molti "badogliani" hanno conosciuto; avrebbe però dovuto tirare una cartuccia derivata dal 7,5 mm Schmidt-Rubin, mentre i Mauser Enfield messi in giro tirano il 30.06 americano o il 303 britannico.
Riflettiamo un momento: è vero che allora gli Inglesi erano ricchi, ma un tal cambiamento veramente non pare giustificato: fu solo l'imminenza della guerra che lo impedì, o che lo permise in modo parziale (senza la cartuccia che gli dava un senso!). Ma se veramente l'Enfield era da sostituire, il 91 allora... Gli Austriaci, il nostro maggior potenziale avversario, malgrado la Triplice Alleanza (ma anche reale avversario, diciamo pure a posteriori, visto come, purtroppo, andarono a finire le cose) finì le sue scelte 4 anni dopo di noi con l'adozione del famosissimo Mannlicher 1895, che molti combattenti in colonia hanno certamente visto in mano alle truppe indigene. Questi 4 anni di ritardo su di noi dimostrano che non c'era alcuna fretta a congelare nel 1891, come invece facemmo. Indirizzati meglio degli Austriaci, in quanto orientati su di un calibro minore ed un bossolo scanalato, con 4 anni di ritardo avremmo potuto ottenere un ben miglior risultato. Anche il progresso austriaco verso la soluzione finale è stato alquanto più contorto del nostro.
Il loro primo passo, nel 1885 fu l'adozione di un'arma interinarla con una procedura straordinaria: conservazione della polvere nera (4 anni dopo che i Francesi avevano già la Vielle!) ma riduzione del calibro a 8 mm e adozione di un nuovo bossolo: l'otturatore è a moto lineare, ma molto diverso da quello del M.95. Quest'otturatore merita una speciale menzione perché da esso deriva quello ottimo e conosciutissimo del fucile mitragliatore BREN (otturatore a puntello laterale oscillante) con una differenza: l'M.85 è alimentato e puntellato dal basso, il BREN è alimentato e puntellato dell'alto. Questa anacronistica combinazione di propellente antiquato con un'arma ed un proiettile moderno era stata fatta, molto evidentemente, in attesa di mettere a punto una buona polvere, ma la cosa prese 10 anni! Quando la polvere fu trovata, saltò fuori che l'otturatore non era adeguato e si dovette ricominciare da capo: di qui deriva L'M.95 (che ha azionamento rettilineo con testa dell'otturatore rotante). Non si stupisca il lettore nell'apprendere che ciò che andò bene per la cartuccia britannica nel BREN non fu adoperato per quella austriaca nell'M.95: un otturatore rotante è sempre superiore ad uno puntellato ma è poco adatto alle armi automatiche dell'età del BREN perché richiede, in quell'impiego, una tecnologia superiore (si veda il cattivo esito del Lewis, che è vecchiotto, e quello, ottimo delle recenti mitragliatrici NATO di origine belga e americana). Reciprocamente l'otturatore puntellato, adattissimo ad armi automatiche (BREN, Degtyarev, BAR), richiede, onde essere congegnato convenientemente per una cartuccia moderna, un peso strutturale che un'arma individuale non consente.
Analizzando il processo austriaco, rispetto al quale noi ci trovammo sempre avanti, il suggerimento eretico del paragrafo precedente (di conservare il Vetterli aggiornandolo sempre) non appare né irrealistico, né basato sul senno di poi, né pericoloso.
L'M.95 che uscì da questo parto distalico è, tutto sommato, meno efficiente del 91 poiché:
- ha una traiettoria molto meno tesa, come si deduce dalla tabella allegata;
- ha gli stessi problemi nel caricamento a colpi singoli;
- ha gli stessi problemi se la gabbietta è deformata;
- ha per di più, una gabbietta che può essere introdotta solo da una parte;
- porta 5 anziché 6 colpi nel serbatoio;
- ha un'apertura sotto come il 91 ;
- ha un bossolo a fondello risvoltato, potenzialmente poco atto ad alimentare mitragliatrici (il che non impedisce alla Schwartzlose di essere assai superiore alla pure accettabile Revelli Fiat Mod. 1914) (5);
- in compenso è robusto, non ha una sicura difettosa, né una rigatura stravagante, è straordinariamente piacevole nell'uso, non tende a sputare in faccia il percussore ed ha un estrattore perfetto (sarebbe strano il contrario, in uno straight pull). Gli Americani, adottati frettolosamente il Krag Jorgensen ed il Lee "straight pull" cal. 6 per i Marines (1896 e 1895) li hanno sostituiti nel 1903 con un ottimo Mauser. Ammettiamo pure che i Mod. 1896 e 1895 siano stati armi interinane, ma il 91 allora...
I GERMANICI
Lo Zundnagelgewehr Dreyse del 1848 fu sostituito un anno dopo la vittoria ottenuta, certamente non grazie ad esso, ma malgrado esso, sui Francesi. Il Mauser 1871 è un'arma da 11 mm, a otturatore paragonabile al Gras, più che al Vetterli, a colpo singolo, che nel 1884 si trasforma in arma a ripetizione con serbatoio tubolare a 8 colpi, come il Gras Kropatschek: il parallelismo coi Francesi è totale. Nel 1888, con due anni di ritardo sui Francesi viene adottato il Mauser 1888 che, calibro a parte (7,92 mm), ha gli stessi aspetti generazionali del 91, ma sovente in meglio. Presenta una contaminazione Mannlicher così spinta, che si potrebbe anche, a prima vista, dubitare che sia un Mauser. Se dobbiamo ritenere che il passaggio, nel 1898, alla versione finale della linea evolutiva Mauser fu giustificato (e non si vede come potremmo negarlo) dovremmo ritenere che anche il 91...
CONCLUSIONE
Mario Rigoni Stern nel suo bellissimo libro "Il sergente nella neve" dice affettuosamente "il mio bel moschetto che sparava tanto bene" mentre le truppe italiane in Etiopia trovavano ingiusto che gli ascari avessero i Mannlicher e loro, che erano i padroni, il 91.
Ammettiamo pure che l'attrattiva del Mannlicher stesse nel funzionamento straight pull (ma allora il difetto, che molti troveranno malevolo da parte mia citare, non è immaginario), resta da chiedersi quale dei due giudizi è giusto. Il secondo dico io, perché viene da un confronto mentre Rigoni Stern parla in assoluto e manifestamente è travolto da una ben comprensibile nostalgia. Tanto è vero che, alla fine della ritirata, ha parole dure per l'individuo che gli ruba il moschetto e lo obbliga a ripiegare sul fucile 91 per il quale manifesta sprezzo e lo accetta solo perché "usa le stesse munizioni". Per parte mia è un cambio che accetterei subito, invece, se mai dovessi far uso reale di uno dei due. Se leggiamo attentamente i 10 difetti del 91 prima elencati vediamo che sono tutti potenziali, non necessariamente attuali:
- anche se 1.000 uomini son morti per rottura del dentino, milioni di utenti non l'hanno neppure saputo;
- anche se 1.000 uomini son morti perché il percussore è arrivato nella capsula col fucile in sicura ben pochi se ne sono accorti;
- chi non ha mai dovuto alimentare un 91 con colpi singoli o non ha mai avuto a che fare con gabbiette storte, o con entrate di sabbia dal foro evacuazione gabbiette, non s'è mai accorto di debolezze in agguato;
- stesso discorso per la rottura dell'estrattore e per le insufficienze progettuali che presenta;
- poi magari non ha mai visto un'arma più dolce da azionare;
- ne è mai arrivato a surriscaldarla o non l'ha deformata o non si è neppure accorto d'averlo fatto;
- circa il difetto strutturale dovuto alla forma a gronda del blocco di culatta c'è da dire che esso non si manifesta nel tiro, ma come deformazioni nel caso di cadute o flessioni accidentali che, con un po' di fortuna, possono anche non avvenire o passare inosservate;
- infine, se l'utente era un ottimo tiratore, ha compensato, con qualità umane, deficienze balistiche un po' gravi.
Era almeno un'arma precisa? Si, se non aveva la canna storta, dato che la sua cartuccia a bassa pressione dà un modesto angolo di rilievo, dato che la bassa pressione alla volata non turba il proiettile, dato che la densità balistica è grande e sente poco il vento, dato che la rigatura è balisticamente corretta (anche se tecnologicamente bizzarra). In gara quando ben regolato, si è sempre favorevolmente distinto (N.B.: parliamo del fucile non del moschetto).
Suggerisco anche una risposta del tutto personale e rifiutabile all'occorrenza. Supponiamo che, invece di decidere nel 1891, l'Italia avesse deciso nel 1906 e avesse scelto lo Springfield, se non il migliore, certo il più prestante fucile da fanteria, che differenza avrebbe fatto? La I GM sarebbe ancora stata vinta, con un po' più morti da parte austriaca e un po' meno dalla nostra (forse). La II GM sarebbe stata persa ugualmente, ma con un bilancio deformato nello stesso senso. Grosso modo né per noi, né per il mondo occidentale, cui apparteniamo, ci sarebbe stata una differenza significativa. Perché? Perché un solo elemento tecnologico, per importante che sia, non è mai tale da modificare un risultato così complesso qual è la storia di un popolo di 40-50 milioni di abitanti in un periodo di 30 anni (dal 1915 al 1945). Ciò che la determina è l'eccellenza, o la mediocrità, o la sciatteria globale delle sue scelte tecnologiche, politiche e sociali. Visto in questa globalità, il 91 assume un'aria di commovente mediocrità, completamente tagliata sulla misura del Paese: non fu e non poteva essere l'elemento eccezionale che cambia le cose, ma fa contrasto a tutto il resto. Forse per questo, malgrado i suoi tanti difetti, è stato più amato che odiato, più elogiato che vituperato. Gli Italiani vi ci si riconoscevano, lo sentivano loro, non ne erano intimiditi, lo capivano (ma non lo analizzavano) era come loro modesto e banale; era diventato così loro intimo che ne hanno perfino fatto un giocattolo (triste). A quale altro fucile poteva capitare un simile destino?
1) Mitragliatrici a ripetizione manuale tipo Martigny-Christophe-Kropatscheck, Gardner, Gatling esistevano già da tempo e la campagna del 1870 ne aveva visto ampio ma inetto uso.
2) Quando si parla di fucili Mannlicher si deve precisare di quale modello si tratti, infatti troviamo i seguenti tipi:
- ad otturatore azionato a moto rettilineo e non ruotante, in cui neppure l'estrattore, conseguentemente, ruota (Mod. 85,86,88,90);
- ad otturatore azionato a moto rettilineo ma reso ruotante da rampe elicoidali (Mod. 95, quello della I GM, da noi usato in quantità nelle Colonie), neppure in esso l'estrattore ruota:
- con otturatore in due pezzi a manubrio rotante ed estrattore fisso (Mod. Greco 1903, Olandese 1985, Romeno 1983);
- alimentazione a gabbietta (tutti i precedenti meno il Greco 03);
- alimentazione a caricatore e possibilità di colpi singoli (Greco 03).
Incoerenza? No, piuttosto flessibilità nel seguire i preconcetti e le fisime delle commissioni d'acquisto e forte senso commerciale nel fornire pezzi di classe superiore (come il Manniicher Schoenauer Greco 03) ed altri più ordinari.
3) Contiamole: 1) 91 cal. 6,5; 2) 91 cal. 7,35: 3) Mannlicher di preda bellica cal. 8; 4) cai. 8. Mod. 35 per Fiat 35 e Breda 37; 5) cal. 8 Lebel per mitragliatrici Saint-Etienne; 6) cal. .303 (7,7) per mitragliatrici Lewis, Vickers, Breda (specialmente Regia Aeronautica); più 4 cartucce per pistole e simili (revolver 10,35 mm; Glisenti 9 mm lungo; Parabellum 9 mm lungo; Beretta 9 mm corto) e forse non è tutto! Chi scrive, nel 1955, è stato testimone d'un caso deplorevole, un battaglione, che chiamerei d'elite, si è presentato in poligono con moschetti 91/38 cai. 7,35 ricevendo cartucce 91 cal. 6,5. Le reazioni dei coinvolti all'esito del fuoco (diciamo focherello) variavano tra il fatalista, lo stupito, il cinicamente divertito, c'era anche chi non capiva. Lo scrivente s'è sempre chiesto se ciò non sia mai avvenuto a caldo, di fronte al nemico.
4) Un purista vorrà forse distinguere fra i primi lunghi Lee 1888 e l'SMLE (il vero Enfield) 1902. ma non ve ne è bisogno dato che il calibro è lo stesso e il munizionamento intercambiabile (con molta prudenza).
5) Ciò è, se non altro, dimostrato dal fatto che la Fiat 14 non apparve, che io sappia, nella II GM in mano alla fanteria, mentre impiegammo abbondantemente la Schwartzlose. Si sono viste però a far la guardia a bidoni di benzina in aero porti, col che è detto tutto.